Muore Riccardo Schicchi, addio al re dell’eros

Ieri, domenica 9 dicembre, il mondo della pornografia italiana ha perso una gran parte della sua storia. Per il fotografo siciliano di Augusta e talent scout dell’erotismo, Riccardo Schicchi, non c’è stato nulla da fare. E’ morto a soli 60 anni, all’ospedale Fatebenefratelli di Roma, dopo lunghi anni di cure in seguito alla sua grave forma di diabete, il diabete mellito di tipo 2.

Malattia che ha provocato un’insufficienza renale e perdita parziale della vista, da cui ultimamente sembrava essersi ripreso: già a giugno era entrato in coma ma ieri si è spento in ospedale.

Una data che sicuramente molti uomini non dimenticheranno così facilmente, visto che Riccardo, ad accendere la vita della gente, ci pensava. La sua passione per le donne è già evidente sin da ragazzino: a soli 14 anni venne espulso dal liceo scientifico per essere stato sorpreso mentre spiava nei bagni delle ragazze. (sopra, un’immagine di Riccardo Schicchi, foto tratta da gossip.excite.it)

Regista, imprenditore e produttore di film hard, aveva iniziato la sua carriera come fotografo, facendo reportage di guerra, in varie zone del mondo. Ma si capiva subito che le sue attitudini erano altre. Che siano state proprio queste esperienze fotografiche sui campi di guerra a indurlo a coniugare nella realtà lo slogan più famoso tra gli hippies (suoi contemporanei): “Fate l’amore, non fate la guerra”, opponendo così agli orrori bellici le passioni dell’eros?

A lui si deve parte del cambiamento del costume sessuale degli italiani, che divenendo progressivamente spettatori delle sue produzioni hard sono riusciti a superare molti tabù e convinzioni ancorate ad un’antica e castigante moralità.

Negli anni Settanta, subito dopo l’incontro con Ilona Staller (foto sotto a destra, tratta da last.fm), disinibita modella ungherese poi soprannominata ‘Cicciolina’, Schicchi condusse la trasmissione radiofonica “Voulez-vous coucher avec moi?” per l’emittente Radio Luna, nella quale si affrontavano temi sessuali con l’intervento degli ascoltatori in diretta.

Da qui, e dal loro sodalizio, nacque un progressivo cammino sulla via della trasgressione: nel 1976 con il primo nudo integrale in una discoteca; nel 1978 il primo seno scoperto mandato in onda in diretta dalla Rai nella trasmissione “C’era due volte”, bissato a “Stryx”; nel 1979 il primo soft-porno italiano, e primo film in assoluto con protagonista Ilona Staller: “Cicciolina amore mio”.

Nel 1983 Schicchi e la Staller fondarono Diva Futura, agenzia per modelle e modelli che si sperimentavano nel mondo dell’erotismo.

Nel 1985, dopo alcune videocassette hard di grande successo, protagonista Ilona (“Racconti sensuali di Cicciolina”; “La conchiglia del desiderio”), girò (insieme al collega e amico Arduino Sacco e con la produzione di Carlo Reale) il primo, vero film hardcore italiano in pellicola: “Telefono Rosso”.

Negli anni ’70 era entrato nel Partito Radicale di Marco Pannella e più tardi, nel 1987, la Staller veniva eletta democraticamente alla Camera dei deputati: evento del tutto eccezionale per la politica italiana, che accoglieva l’ingresso di una pornostar in Parlamento.

La sua attività di talent scout nel 1986 fu impreziosita dall’incontro con Moana Pozzi (nella foto a sinistra tratta da sniffilm.it), attrice hard italiana molto apprezzata e discussa, sia per la sua personalità che per il suo approdo in politica, avvenuto nel 1990.

Insieme al suo mentore, quest’ultima, divenne fondatrice del Partito dell’Amore, un altro esperimento, questo, che fruttò tanta pubblicità alla coppia, ma che ebbe esito negativo nel tentativo di costruire una carriera politica.

Alle prime due muse, sulle quali si è imperniata la quasi totalità della produzione pornografica di Schicchi, bisogna aggiungerne una terza: Eva Henger, sposata nel 1994 e divenuta madre dei due loro figli, Mercedes e Riccardino.

Nonostante la separazione mai formalizzata legalmente, i loro rapporti, superando alcuni contrasti, si sono sempre mantenuti sul piano del rispetto e dell’affettuosità reciproca fino a ieri, 9 dicembre del 2012, giorno in cui Riccardo Schicchi ci ha lasciato.

Successi e insuccessi hanno costellato la vita di Riccardo, re dell’hard.

Non sono mancati anche dei procedimenti giudiziari a suo carico: nel 2006 venne condannato in primo grado a 6 anni con l’accusa di associazione per delinquere, violazione della legge sull’immigrazione e sfruttamento della prostituzione e coinvolto nello scandalo Vallettopoli. Arrestato e scarcerato, ha poi continuato a vivere, impegnandosi a sconfiggere la propria malattia. Di lui rimane il ricordo, quale auriga dei gusti e degli orientamenti sessuali degli italiani favorevoli agli abbattimenti di canoniche scelte.

 

 

 

 


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