Nessuno tra i partiti della coalizione volta le spalle al sindaco, mentre è l'opposizione a spaccarsi in due tronconi. Il primo cittadino: «Sono il garante della visione, quando la visione non sarà più condivisa sarò io stesso a staccare la spina»
Sfiducia, Orlando resta in sella per un pugno di voti Il sindaco: «L’unico che ha la maggioranza sono io»
Tanto rumore per nulla, ma un bel brivido per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che resta in carica per una manciata di voti. Bocciata la mozione di sfiducia: 19 favorevoli, 20 contrari, un consigliere assente, perché la mozione passasse ne servivano 24. A favore del sì solo i firmatari del documento: Lega, FI, Fdi, +Europa, Oso ed esponenti del gruppo misto. «Una strana coalizione guidata dalla Lega», come l’ha chiamata il sindaco stesso, che puntava sui recenti scricchiolii che hanno scosso la maggioranza negli ultimi mesi, con tanto di cambio in corsa di assessori e fazioni interne contrapposte, Italia Viva e Sicilia Comune su tutte.
«Diciannove consiglieri di opposizione hanno presentato una mozione di fiducia con il non celato intento di convincerne altri cinque a passare dalla loro – dice Orlando – Abbiamo assistito a scene mortificanti di gente che chiedeva se non un voto, almeno un’astensione». Il riferimento è a Ugo Forello, del gruppo misto, che ha chiesto al presidente del consiglio comunale di astenersi. «Questo è accattonaggio politico e la città non ne ha bisogno», ha sottolineato il primo cittadino. In effetti nelle otto ore di dibattito non sono mancati i momenti di tensione e a pesare è stata proprio la mancata compattezza dei cofirmatari della mozione, che di fatto si sono spaccati in due tronconi. Il primo a trazione grillina, con pentastellati ed ex pentastellati che tornano amici per un giorno, insieme anche a +Europa di Ferrandelli, che a sorpresa ha chiesto il rilancio dell’azione amministrativa, proponendo tuttavia che si rifletta sugli errori fatti. L’altro troncone, invece, ha raggruppato sotto la guida di Igor Gelarda le anime più orientate verso destra.
«Ho colto qualche tratto di disperazione nei 19, come a dire “che abbiamo fatto?” – continua Orlando – La politica è così, adesso perderanno il loro tempo a dire che hanno votato insieme, ma sono diversi. Si aspettavano di uscire vincenti e di potere parlare della divisione della maggioranza, ma hanno finito con il perdersi nelle loro divisioni». Anche qui il riferimento ben chiaro è alle avances che avrebbero subito i consiglieri di Italia Viva, con il capogruppo Dario Chinnici che, presa la parola nel tempo a disposizione, è andato dritto al punto additando il pentastellato Antonino Randazzo, che «non può chiedere di votare una sua mozione di sfiducia. La mozione si presenta quando si hanno i numeri, e non li deve cercare in me ma nella sua opposizione».
Orlando ha parlato anche dei recenti scontri in maggioranza. «Confronti», come li chiama lui, anche se è ben noto che le cose siano state ben più aspre di quanto non lo si sia voluto dare a vedere. «Sono convinto che questa coalizione di governo sia un’unione di minoranze e che nessuna forza politica abbia la maggioranza – dice – L’unico che ha la maggioranza sono io, perché sono riuscito a mettere insieme un’unione di minoranze che condividendo una visione hanno la maggioranza della città».
«Sabato avremo una riunione in cui guarderò negli occhi i singoli esponenti e gli ricorderò che sono una minoranza e che da soli non vincono – continua – Sono il garante della visione, quando la visione non sarà più condivisa sarò io a staccare la spina». Poi, tornando sulle motivazioni alla base della sfiducia: «Abbiamo molti problemi a Palermo, ma per risolverli abbiamo bisogno di non modificare la visione del progetto, altrimenti andiamo all’accattonaggio e tiriamo avanti giorno per giorno. Devo dire con molta franchezza che facendo un elenco di tutti i temi contestati si nota che dietro ognuno di questi c’è un’ossessione: la Ztl, l’accoglienza dei migranti, le unioni civili, i troppi eventi culturali. Avete forse letto oggi sui giornali o sui social di proteste nei confronti dell’amministrazione di Milano per le nuove piste ciclabili? No. Qui invece succede. In tutta Italia quando piove c’è rischio di allagamento, solo a Palermo quando succede Salvini chiede le dimissioni di Orlando, cosa che non ha fatto quando la stessa cosa è accaduta a Milano o a Verona».
Insomma, una prova superata, anche se a fatica, per il sindaco e una prova superata anche per la maggioranza, che esce dal dibattito sotto una nuova luce, anche se non mancheranno, già da sabato, le scintille, con tanto di discussione sul pericolo corso dall’amministrazione comunale. Infine l’annuncio, dal 30 settembre riprenderanno gli incontri con i cittadini. «Borgata per borgata, quartiere per quartiere», per citare ancora il Professore, che ha evidente necessità di fare ripartire la sua azione politica anzitutto riallacciando i rapporti con la città.