Per la docente morta il 30 marzo scorso si era avanzato un possibile legame con la somministrazione della dose avvenuta 19 giorni prima. «Non sono state condotte ulteriori indagini. Siamo disposti a non fermarci qui», dicono i fratelli
Morte Turiaco, la procura chiede l’archiviazione I consulenti sostenevano correlazione con vaccino
Nonostante i consulenti della procura di Messina nelle 59 pagine della perizia ritengono, senza ombra di dubbio, che «il decesso della professoressa Augusta Turiaco è in relazione eziologica con la somministrazione del vaccino AstraZeneca avvenuta in data 11 marzo 2021», la procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale. A comunicarlo sono Nunzio e Helga Turiaco, fratelli della docente morta il 30 marzo scorso, 19 giorni dopo aver ricevuto la prima somministrazione del vaccino AstraZeneca. La famiglia della docente morta sono assistiti dall’avvocata Daniela Agnello che sottolinea come «la Procura della Repubblica non abbia fatto indagini sulla società che ha prodotto il vaccino AstraZeneca e non abbia indagato sulle autorità che hanno autorizzato la somministrazione del vaccino». La famiglia Turiaco continua a chiedere verità e chiarezza, lamenta la mancata risposta agli interrogativi rimasti senza indagine.
Come scrivono i fratelli della donna, la procura in poche righe «ha escluso la responsabilità del produttore del vaccino, ritenendo che è stato somministrato a seguito delle autorizzazioni delle competenti autorità (EMA e AIFA) dopo la rigorosa osservanza di tutte le sperimentazioni e protocolli previsti dalla legge prima della produzione e della commercializzazione del farmaco, secondo lo stato di avanzamento della ricerca all’epoca dei fatti. Agli atti non sussistono accertamenti che sostengono le motivazioni degli organi inquirenti». In particolare i famigliari della docente morta si chiedono se i trials sulla sperimentazione siano stati condotti in maniera corretta e come mai non sia stata tenuta in considerazione la pubblicazione degli «studi scientifici del 2007 che mettevano in risalto che i vaccini a vettore adenovirale potevano dare problemi di trombocitopenia – e ancora – Perché le comunicazioni e le informazioni sugli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca siano state divulgate solo il 24 marzo laddove vi era già la conoscenza di eventi avversi?», si chiedono.
La famiglia ha fatto sapere che non si fermerà e si rivolgerà al giudice delle indagini preliminari per avere chiarezza e verità, risposte e chiarimenti «su un vaccino che ha determinato la morte di Augusta». Ritengono che sia stata violato anche «il diritto ad una adeguata e corretta informazione del paziente che si sottopone al trattamento di vaccinazione». Sottolineano che il loro esposto ha sempre costituito non un attacco alla campagna vaccinale, ritenuta necessaria e indispensabile, ma «un segnale di allarme, una richiesta di indagini, di chiarimenti e di approfondimenti, di verità nel rispetto del diritto alla salute quale bene inviolabile della collettività».