Un presidio davanti alla prefettura di Catania «per far sentire forte l’appello del sindacato per scuotere i palazzi della politica». E’ questa la reazione dei sindacati confederati Cgil Cisl e Uil alla notizia della morte di Salvatore La Fata, il venditore ambulante ed ex operaio edile che si è dato fuoco in piazza Risorgimento lo scorso 19 settembre. «Abbiamo chiesto un incontro al prefetto per costituire un tavolo tecnico che velocizzi lo sblocco dei tanti grandi cantieri da aprire in città, mantenendo legalità e trasparenza. Perché la morte di La Fata, in una situazione di crisi come questa, è quasi annunciata», afferma Pina Palella, segretaria confederale della Cgil di Catania. Si trova davanti al palazzo del Governo di via Etnea, mentre i segretari generali delle tre organizzazioni – Giacomo Rota Cgil, Rosaria Rotolo Cisl, Claudio Barone Uil – sono impegnati in un incontro con un delegato di Maria Guia Federico. «Questo incontro lo chiedevamo da mesi, ed era importante ottenerlo per dare risposte per evitare anche possibili casi di emulazione», prosegue Palella, secondo la quale «lo sblocco dei cantieri edili rappresenterebbe uno sblocco della situazione lavorativa in città, visto il grande indotto», conclude.
Cantieri come quello per la fognatura, dell’ampliamento della Catania-Ragusa, della metropolitana, del Pua. Un quadro dove si inserisce persino la possibilità di eseguire ristrutturazioni in centro storico, negata anche dalla Regione Sicilia con il blocco del nuovo regolamento edilizio comunale. «L’amministrazione di Enzo Bianco, nel corso di questa estate, ci ha illuso che ci potesse essere l’avvio di alcune opere, ma non è partito niente», commenta Gavino Pisanu, della segreteria Cisl. Secondo quanto riferito dal sindacalista, «il dato della crisi si evince soprattutto da quanti sono ora iscritti alla cassa edile, meno di diecimila lavoratori. Nel 2008 – conclude – erano oltre ventimila. Siamo allarmati, anche con la presidenza della Regione».
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