La Procura di Caltanissetta chiede che l'ex presidente di Confidustria vada a processo. È il filone di indagine sulla rete di complicità per nascondere i rapporti con i boss di Cosa Nostra su cui indagavano i pm nisseni
Montante, chiesto il rinvio a giudizio per corruzione Insieme a lui altri 23: pure Schifani e forze dell’ordine
La Procura di Caltanissetta ha chiuso le indagini su Antonello Montante e ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente di Confindustria siciliana. Come riportano oggi Repubblica Palermo e La Sicilia, i pm nisseni hanno chiesto il processo per lui e per altre 23 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, violenza privata, favoreggiamento, rivelazione di notizie coperte dal segreto di ufficio. Si tratta infatti del filone d’inchiesta che ha svelato l’alta rete di complicità messa in piedi da Montante per nascondere i suoi iniziali rapporti con Paolo e Vincenzo Arnone, boss del suo paese Serradifalco. Legami su cui la Procura di Caltanissetta aveva avviato un’indagine con l’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa, poi archiviata per mancanza di sufficienti prove, nonostante siano stati accertati i rapporti con gli Arnone.
Montante è in carcere da quattro mesi, dopo che gli investigatori hanno scoperto ingressi illeciti nella sua villa dove inizialmente era stato collocato ai domiciliari. Insieme a lui, in questo primo filone d’indagine, per altri 23 è stato chiesto il rinvio a giudizio. Tra questi ci sono l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Giuseppe D’Agata, capocentro della Dia di Palermo poi trasferito ai servizi segreti; Diego Di Simone Perricone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, poi security manager di Confindustria Nazionale; Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo, poi in servizio alla prefettura di Milano. Insieme a loro, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Caltanissetta; Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo; Massimo Romano, imprenditore dei supermercati che gestisce la catena Mizzica-Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita nella Regione e molto amico di Montante.
C’è poi il secondo filone d’indagine, legato ai rapporti con la politica, su cui si aspettano le decisioni della Procura di Caltanissetta. In questo caso l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito ai partiti e alla corruzione. Risultano indagati l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta che, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto un milione di euro in nero per la campagna elettorale del 2012 che lo vide vincitore, da parte degli imprenditori Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Sicilia autosospesosi a maggio e proprietario di una delle più grande discariche siciliane, quella di Siculiana; Rosario Amarù, gelese, attuale presidente di Confindustria Centro Sicilia; Carmelo Turco, pure lui di Gela, delegato dell’associazione nei rapporti con i petrolchimici e titolare della Turco Costruzioni; Totò Navarra, titolare della Pfe, che conta circa mille dipendenti nel settore delle pulizie e recentemente ha raccontato la sua storia da self made man in un libro, My name is Totò. Sono loro, guidati da Montante, che avrebbero finanziato in nero la campagna elettorale di Crocetta nel 2012. Ricevendo in cambio, è la tesi della Procura nissena, varie utilità in appalti.
Indagate pure le due ex assessore alle Attività produttive delle giunte Crocetta: Linda Vancheri e Mariella Lo Bello. Entrambe, secondo la Dda di Caltanissetta, avrebbero rappresentato gli interessi di Confindustria nel governo regionale.