Riprendiamo dalla Tribù di Zammù un intervento del prof. Schillaci, docente della Facoltà di Agraria all'Università di Catania, sulle conseguenze della riforma Gelmini. Un intervento fortemente critico che è anche uno stimolo a non chiudere il dibattito sviluppatosi in questi mesi negli Atenei e tra gli studenti
Montalbano, la Riforma e la frase fatta
La valutazione interna al sistema è un frutto grottesco di chi non ha mai accettato di essere veramente valutato e nemmeno sa cosa significa (e non vuole rischiare di impararlo sulla sua pelle).
Cianciare di valutazione in base ai risultati della ricerca, quando i finanziamenti per farla sono ridotti al lumicino da anni e quando riuscire a trovarli nel pubblico e nel privato non viene in alcun modo non dico premiato, ma nemmeno valutato e, semmai, contrastato – si, contrastato, per quanto cosa pazzesca! – è al dir poco ridicolo.
Dichiarare che un Corso di laurea “è di qualità” perché hai dovuto mettere dentro un numero di docenti che, non governati come non lo erano quando erano in numero inferiore, faranno un danno maggiore agli studenti e all’erario, è un falso ideologico o nel migliore dei casi rivelazione di ignoranza crassa dei sistemi di valutazione e soprattutto dei processi che portano all’efficienza e dunque alla sbandierata qualità (ma è sintomo di successo di un Sistema decrepito che infatti non strepita…).
Forzare gli Atenei a non ricorrere alle docenze esterne è un atto di dolo “contra-didattico”, perché impedisce il ricorso a professionisti di chiara fama e favorisce l’addormentamento e l’addomesticamento del Sistema (e passateci la ripetizione un po’ marcusiana).
La decantata mobilità studentesca è stata disinnescata proprio da quel sistema dei crediti imbastito per garantirla e ciò perché l’unica fonte di ricchezza per gli atenei cadaverici sta nel tenersi prigionieri gli studenti residenti del proprio bacino geografico.
I concorsi “con opzione”, sui quali non si è mai avuto il coraggio di pronunciarsi con chiarezza perché la mancanza di trasparenza era la base dell’inganno, erano l’unica risorsa contro le insulsaggini dei cosiddetti sistemi “obiettivi”, veri specchietti per le allodole che ora – “finalmente” – sono stati modificati a favore di concorsi che porteranno i candidati “a spasso per bandi” come frotte di pesciolini ai quali getti le molliche senza poter garantire altro che una esistenza da spiantati della ricerca. Con l’aggravante che il sistema non ha più tutele verso i raccomandati (leggi sotto).
La mancanza di prove orali negli esami per ricercatore determina vantaggi impensabili a favore di autentici zombie dei corridoi portati avanti dai cosiddetti baroni o peggio da chi non si rende nemmeno conto del danno arrecato ai propri dipartimenti dall’accogliere bravi nullafacenti e, soprattutto, non ne sarà mai chiamato a rispondere.
La mancanza di coraggio e di assunzione di responsabilità costituiscono croce e cancro del sistema. La mancanza di sistemi di competizione fra gli atenei ne è il sintomo grave. Il blocco della mobilità studentesca il trucco invisibile (almeno per ora). La retorica sfiatata sulla qualità il re nudo che in tempi di pattume e piattume non si ha più voglia di additare.
Sappiamo che il Commissario Montalbano odia le frasi fatte, ma come non sottoscrivere che “tutto cambia affinché tutto resti com’è”?
Ci si può chiedere: chi ha partorito la riforma? Una minestra messa al suo posto da un consumatore finale di brodaglie indigeste per il sistema Paese o, ipotesi forse più digestiva, frutto di un misterioso e devastante apparecchio decodificatore che solidifica gli incubi di un Barone in coma da almeno 40 anni al quale nessuno toglie la spina per la sicura reazione dei poteri forti verso un atto di umana pietà?
La prima, la prima sarà la risposta giusta, il che non toglie la possibile sussistenza della seconda. Anzi: possiamo dire che zombie, moribondi, cuoche di quartiere e nani si sono messi insieme per cucinare una pietanza che non è più che balsamo per cadaveri.
Ps Non bisogna essere né comportarsi come accecati dalla vis polemica, non ve ne è alcun motivo. Così, occorre riconoscere che ci sono anche cose buone, come quella del mandato unico per i Rettori, ammesso che non si trovi poi un qualche pietoso escamotage per non far piagnucolare nessuno.
PPS Buon Anno, cerchiamo di avere e mostrare fiducia… come intorno a quel fiume cinese, torneremo a galleggiare, certo, si dovrà comprendere chi starà sugli argini e chi nel mezzo… l’Università, la Ricerca e la Didattica vanno lentamente a fondo, ma la palla terrestre gira, gira, gira…