Così ha deciso la Corte d’Assise d’appello per l’uomo condannato in secondo grado il 26 settembre per il duplice omicidio del fratello Filippo e della cognata Elena Lucchese. Il legale: «Non esistono da parte sua contatti con la criminalità organizzata e gli elementi raccolti sono ormai più che cristallizzati»
Monachelli-Lucchese, respinta richiesta cautelare «Nessun pericolo di fuga o di inquinamento prove»
Nessun pericolo di fuga né di inquinamento probatorio. È sulla base di queste ragioni che la Corte d’Assise d’appello di Palermo ha deciso che Natale Romano Monachelli, recentemente condannato a 24 anni per il duplice omicidio del fratello Filippo e della cognata Elena Lucchese, aspetterà la pronuncia della Cassazione, alla quale i legali difensori faranno ricorso da uomo libero. È stata respinta infatti la richiesta di misura cautelare avanzata dal procuratore generale Giuseppe Fici.
«Lui si è creato una nuova vita e una nuova famiglia nel rispetto della legalità, con un lavoro» chiarisce l’avvocato Salvatore Pirrone, che rappresenta Romano Monachelli insieme al collega Angelo Barone. «Prima aveva un ristorante, chiuso in seguito alla prima detenzione, poi ha iniziato a fare il tassista. Non esistono nemmeno quei contatti con la criminalità organizzata radicata e di alto livello come sostenuto dal procuratore generale. Se li avesse avuti, i giudici non gli avrebbero certo riconosciuto le attenuanti generiche, come invece è stato».
Motivi, questi, ai quali si aggiunge anche il notevole lasso di tempo trascorso dal delitto, avvenuto nel novembre del 1994. «Come si fa ad inquinare eventuali prove dopo il quarto grado di giudizio?», insiste l’avvocato Pirrone. Quello appena concluso con la sentenza di condanna del 26 settembre, infatti, è stato il secondo grado di giudizio di appello. Una vicenda giudiziaria, quella di Romano Monachelli, che si trascina dai primi anni Duemila: la corte di primo grado lo assolve per l’impossibilità di usare contro di lui le originarie accuse della compagna svedese, ritrattate in fase predibattimentale. Sorpresa in secondo grado, però, dove i giudici lo condannano a 24 anni, sentenza poi annullata dalla Cassazione, che ha rispedito il fascicolo del caso a una nuova sezione della corte d’Assise d’appello.
«Le prove ormai sono più che cristallizzate, non si possono inquinare – continua l’avvocato Pirrone – Riteniamo che il rigetto della custodia cautelare sia giusta e corretta. Ingiusta invece, secondo noi, la condanna, avvenuta a seguito di un processo indiziario dove non c’era nessuna prova certa a sostegno della responsabilità di Romano Monachelli. Appena sarà depositata la motivazione, impugneremo la sentenza». Attesa che l’uomo attenderà in Svezia, dove si è trasferito a pochi mesi dal duplice delitto, portando con sé il figlio della coppia uccisa, cresciuto come proprio.