MNEMIC – Passenger
(Nuclear Blast, 2007)
Tracklist:
1. Humanaut
2. In The Nothingness Black
3. Meaningless
4. Psykorgasm (feat. Shane Embury & Jeff Walker)
5. Pigfuck
6. In Control
7. Electric Id Hypocrisy
8. Stuck Here
9. What’s Left
10. Shape Of The Formless
11. The Eye On Your Back
Mechanical Spin Phenomena fu un esordio coi controfiocchi. Un fulmine a ciel sereno a fine 2003 che fece balzare non pochi dalla sedia, sottoscritto compreso. I Fear Factory del dogmatico Demanufacture che si immergevano nelle apocalittiche melodie degli Strapping Young Lad maneggiando con cura le cervellotiche complessità ritmiche a base di poliritmi e cambi di accento dei Meshuggah. Il tutto insaporito da una vena progressive che trovava nella micidiale XXDBXX il raggiungimento della forma perfetta.
Pompati più del dovuto dalla loro attuale partner discografica, la Nuclear Blast, giusto un anno a ridosso dal primo full-length giungeva il secondo capitolo in studio. Con The Audio Injected Soul i cinque danesi abbandonavano molti dei sentieri sperimentali appena imboccati in favore di movenze più prossime ad una classica forma canzone, con una pedissequa ricerca della zampata melodica ad ogni costo. Magari riuscirono a catturare l’attenzione di una più vasta fetta di pubblico, ma i risultati furono tutt’altro che esaltanti, complice una violenza alquanto plastica.
A tre anni di distanza da quella nota un po’ stonata, gli Mnemic tornano nuovamente in pista con Passenger, lavoro che segna l’ingresso in line-up del singer francese Guillaume Bideau, ex-frontman dei validi Scarve, in sostituzione del defezionario Michael Bogballe, che mollò la band subito dopo il debutto degli SmaXone, progetto a cui prese parte insieme al batterista Brian Rasmussen.
I Nostri calano più o meno gli stessi assi dell’ultima fatica, elaborando alla loro maniera un thrash cibernetico dalle distorsioni iper-potenti (complice la produzione al vetriolo di Christian Olde Wolbers chitarrista dei Fear Factory – e Tue Madsen), non disdegnando affatto l’innesto melodico, come era logico attenderso. Della grandezza dell’esordio è rimasto davvero poco, nonostante non manchino frangenti pregni di possanza notevole come Pigfuck e Humanaut, quest’ultimo iracondo schizzo di metallo geneticamente modificato alla maniera degli Strapping Young Lad. In The Nothingness Black e Meaningless sputano fuori refrain a presa rapida che rischiano seriamente di farvi bruciare il cd a furia di ascolti. Non è da meno l’ottima In Control. Come sempre l’impianto ritmico è tellurico e marziale, il riffing affilato, ogni suono ben bilanciato nell’insieme e, perfettamente raccordati ai propri referenti, gli Mnemic mostrano il dovuto carattere. E’, però, sul finale che si perdono, lasciando spazio a cedimenti di ispirazione parecchio palesi. I giri a vuoto di Stuck Here, la mollezza di What’s Left, la velleitaria foga di Shape Of The Formless smorzano non poco un giudizio nonostante tutto positivo, ma che porta sempre più a pensare che gli Mnemic che conoscevamo difficilmente torneranno in tutto il loro splendore. Avevamo previsto ben altri risvolti per questa band.
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