Misteri armi chimiche: la Cape Ray aspetterà in Spagna, ’“armada” di scorta in mobilitazione

di Gabriele Bonafede

Continua la drammatica “telenovela” sulla distruzione di armi chimiche nel Mediterraneo, aggravata e complicata da un black-out d’informazioni imposto ai cittadini dei paesi bagnati dal Mediterraneo.

Cape Ray

Secondo notizie comunque diffuse da vari organi d’informazione in lingua inglese, la US Navy, per dichiarazioni del portavoce del Pentagono Col. Steve Warren, la Cape Ray dovrebbe fermarsi nel porto atlantico di Rota in Spagna in attesa del completamento del carico di armi chimiche in Siria.

Uno dei giornali che pubblica questa notizia (ripresa in altri organi d’informazione) è il nazionalistico giornale USA dal nome inequivocabile “Stars and Stripes” in questo articolo: http://www.stripes.com/news/middle-east/cape-ray-to-hold-in-spain-until-syria-turns-over-chemical-weapons-stockpile-1.266799.

Star and Stripes riporta le dichiarazioni di Warren, che traduciamo:  “La Cape Ray rimarrà pronta a Rota fino a quando le armi chimiche saranno pronte ad essere porate a bordo”.

Sarebbe proprio la lentezza nelle  operazioni di carico su navi norvegesi e danesi in Siria ad aver suggerito di far sostare per un tempo “indefinito” la nave-laboratorio a Rota. Lentezze confermate anche nel sito ufficiale dell’OPAC, l’agenzia-ONU per la distruzione delle armi chimiche che organizza il tutto in cooperazione con i Paesi che hanno fornito disponibilità.

Il porto di Rota si trova nella costa atlantica della Spagna meridionale, non lontano dalle coste del Marocco.

Dopo le forti polemiche sulle modalità di gestione delle informazioni alle popolazioni calabresi che dovranno sostenere il peso, per lo meno psicologico, del trasbordo nel porto di Gioia Tauro, si è formato un vero e proprio muro di gomma, una chiusura a tutte le informazioni sui movimenti delle navi incluse nell’operazione di smaltimento delle armi chimiche siriane.

Nave da guerra russa “Pietro il Grande”

Le forze in campo, come dettagliato in nostri articoli precedenti, comprendono: due navi cargo (una norvegese e una danese), una nave laboratorio USA (appunto la Cape Ray), almeno cinque navi da guerra, tra cui un incrociatore russo, quattro fregate di nazionalità cinese, inglese, norvegese e danese; almeno 500 soldati italiani e un imprecisato numero di squadre  aeree e di altre navi mobilitate dalle varie marine italiana, americana e di altri Paesi.

Questa “armada”, forte di centinaia di missili, decine di aerei, centinaia di soldati, e chi più ne ha più ne metta, sarebbe comprensibilmente in assetto di guerra e in corso di ulteriore mobilitazione, al fine di proteggere da eventuali attacchi il pericoloso carico di materiali chimici altamente tossici attesi con trepidazione a Gioia Tauro e nei centri abitati vicini al porto calabrese.

Gabriele Bonafede

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