Mirco Scarantino, da San Cataldo alle Olimpiadi «Sollevo pesi sulle orme di mio padre Giovanni»

«Le sensazioni sono positive perché a meno di un mese dall’Olimpiade lo stato di forma è abbastanza buono. Mi sto preparando passo dopo passo perché sarò tra i primi a gareggiare e quindi l’evento è abbastanza vicino». Mirco Scarantino, 21 anni da San Cataldo, è campione europeo in carica di sollevamento pesi nella categoria 56 kg. A Rio gareggerà il prossimo 7 agosto, dunque sarà impegnato sin dalle battute iniziali della manifestazione a cinque cerchi. «Non ho nessun obiettivo, voglio affrontare la gara tranquillamente, come sempre e come ho affrontato anche l’Europeo. Sono campione europeo in carica e questo mi dà una marcia in più, anche se la pedana olimpica fa storia a sé. Quello che vogliamo fare è mettere insieme un buon risultato tra strappo e slancio (le due specialità del sollevamento pesi, ndr)».

Nonostante la giovanissima età, per Scarantino quello di Rio sarà il secondo torneo olimpico: «Ho iniziato la carriera giovanissimo e a 17 anni ho fatto la prima Olimpiade a Londra, dove ero l’atleta più giovane della spedizione. Quella di quattro anni fa è stato un ottimo bagaglio di esperienza, perché non ero abbastanza competitivo. In Brasile arriverò con delle carte in più e con un’esperienza maggiore: sicuramente potrò giocarmi qualcosa di importante». A Londra il pesista ha chiuso al quattordicesimo posto: «Quattro anni fa è stata un’Olimpiade inaspettata. Abbiamo saputo all’ultimo che eravamo qualificati perché una Nazionale era stata squalificata per doping e quindi abbiamo avuto diritto a un posto. La Federazione ha puntato su un giovane come me perché ero quello piazzato meglio a livello europeo e mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza meravigliosa. Arrivare alle Olimpiadi è il sogno di qualunque atleta, volendo fare un paragone è come quando un calciatore esordisce in serie A».

La storia di come il giovane sancataldese ha cominciato a praticare sollevamento pesi è davvero curiosa: «Giocavo a calcio – racconta a MeridioNews – ed ero malato per quello sport. Tra l’altro ero anche abbastanza forte e ho fatto diversi provini. Mio padre però è stato furbo: lui aveva la palestra a casa e mi diceva che fare pesi mi sarebbe servito per sfruttare la forza in campo. Mi ha quindi preso quasi contromano e ho iniziato a dodici anni. Da lì è nata la mia passione, ho cominciato a vincere gare e a stabilire alcuni record italiani». Proprio papà Giovanni, che è anche il suo allenatore, infatti, ha preceduto il figlio partecipando a ben tre giochi olimpici (Seoul 1988, Barcellona 1992 e Atlanta 1996): «Sicuramente questo è uno stimolo in più, in casa abbiamo una bella sfida. Sto provando a superarlo come ho fatto già con gli Europei che lui non ha mai vinto. Ormai è diventato quasi un gioco. Lo ringrazio tanto, perché mi ha dato delle basi e questo è sicuramente un vantaggio per me».

Mirco e Giovanni passano insieme molto tempo. «Mi ha fatto capire quali sono gli obiettivi, mettendomi sulla strada giusta. In palestra non siamo padre e figlio, ma tecnico e atleta e questo non è così scontato: trovare l’approccio giusto tra padre e figlio negli allenamenti non è sempre facile, perché l’atleta può magari cercare di tagliare un po’ l’allenamento. Tra noi invece questo non è mai successo e abbiamo sempre lavorato bene. Lui, poi, è orgoglioso e più emozionato di me».

Quest’anno, Scarantino ha vinto gli Europei disputati a Forde, in Norvegia, nella categoria 56 kg: «Questo titolo a livello maschile mancava dall’Italia da 110 anni e vincerlo in una gara di qualificazione olimpica è stata un’emozione bellissima». Per salire sul tetto d’Europa, però, servono una serie di componenti: «Testa, tecnica e determinazione sono le tre caratteristiche principali per essere un atleta completo. Io ho fatto tantissime rinunce perché arrivare a certi risultati è davvero difficile. Mi alleno tre volte al giorno dal lunedì al sabato, per un totale di 18 allenamenti settimanali. Da questo punto di vista, serve un impegno mentale non indifferente». Il pensiero, adesso, è tutto a Rio, dove il pesista cercherà di ottenere un buon risultato: «Non penserò agli avversari ma a me stesso, perché in primis mi voglio migliorare. E magari entrare tra i migliori otto al mondo».


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