L'azienda etnea guidata da Rossella Pezzino mostra le cifre della gara d'appalto in cui, secondo loro, ci sarebbero «gravi irregolarità, incongruenze e vistosi errori». A non tornare sarebbero circa 440mila euro per «eventi imprevisti e festività» che il Comune dovrebbe garantire a prescindere dal verificarsi di tali circostanze
Mini-bando rifiuti, per Dusty c’è danno erariale «Doppie voci di spesa e aumento del canone»
Dopo avere ufficialmente diffidato il Comune a non firmare il contratto per il servizio di raccolta dei rifiuti con l’associazione temporanea di imprese composta da Ecocar e Senesi, la ditta etnea Dusty illustra nel dettaglio quelle che, secondo la legale rappresentante Rossella Pezzino, sarebbero le «gravi irregolarità, incongruenze e vistosi errori» nella determinazione della cifra della base d’asta, considerata troppo alta, al punto da lasciare intravedere «un innegabile danno all’Erario» per l’amministrazione comunale. Documenti ufficiali alla mano, secondo la società, prima di tutto risulterebbero «conteggiate voci di costo in più rispetto a quelle che l’affidatario sarà tenuto a sopportare», che comporterebbero una «consequenziale esposizione dell’ente appaltante ad un costo per il servizio appaltato notevolmente più alto di quello reale».
A fare lievitare i costi per le casse comunali, sarebbe il conteggio nella cifra di un «canone aggiuntivo per servizi a seguito di festività o eventi imprevisti pari a 375.597,22 euro» che il Comune si accollerebbe in ogni caso, a prescindere dal verificarsi o meno di tali circostanze. «Questi soldi verranno corrisponti quindi dall’ente al soggetto appaltatore, per 106 giorni di servizio, non si sa per quali festività o eventi imprevisti – scrive Dusty in una nota – Si tratta evidentemente di un’illecita previsione. È di comune scienza, infatti, che chi appalta semmai, accantona per queste eventualità un importo che inserisce tra le somme a disposizione dell’amministrazione e che procederà a liquidare solo se e quando il menzionato evento imprevisto si verifichi». L’opzione prevista, quindi, sembrerebbe seguire «una logica davvero lontana al principio di economicità che deve ispirare l’azione della pubblica amministrazione», si legge ancora nel documento inviato dall’azienda. Ma c’è di più. La voce degli «imprevisti» sarebbe stata conteggiata una seconda volta, con l’aggiunta nel calcolo di altri 111.914,83 euro che sarebbero l‘1 per cento dell’intero importo della base d’asta.
A questi dati si aggiunge inoltre quello che Dusty definisce un «inspiegabile aumento del canone giornaliero» che, all’interno della procedura negoziata viene fissato a 89.490,97 euro contro gli 85.346,85 euro del precedente contratto stipulato con Ipi-Oikos. «Non si comprende come l’importo sia stato maggiorato di ben 4.144,12 euro al giorno, che se calcolato sulla durata totale dell’affidamento di 106 giorni comporta una maggiorazione di ben 439.276,72 euro a cui si aggiunge il 10 per cento dell’Iva». Con le quali si arriva infine a un totale di 926.788,77 euro più Iva. «Questa gara contiene un canone gonfiato che francamente costituisce un danno all’erario notevole – spiega Rossella Pezzino di Dusty a MeridioNews – Il Comune non può esporre l’amministrazione a un esborso non lecito».
«Questo bando è fatto in tutta fretta – conclude Pezzino – per questo dovrebbe essere revocato in autotutela dal Comune, perché nei fatti solo chi gestiva l’appalto poteva partecipare, e infatti l’unico che l’ha fatto è il titolare della Ipi che ha utilizzato l’impresa del suo gruppo che non è stata colpita da interdittiva antimafia». L’imprenditrice parla di Antonio Deodati, imprenditore romano, che possiede il 50 per cento di Ecocar e il 29 per cento di Ipi. Fino a ottobre 2016, poi, le due imprese condividevano anche la sede legale: via dell’Elzeviro 29, a Roma. Sempre tra i componenti della famiglia Deodati è stato poi scelto l’amministratore unico di Ecocar: Francesco Deodati, cugino di Antonio e nipote dell’anziano Angelo Deodati, fondatore di Ipi e più volte finito sotto la lente d’ingrandimento della magistratura per le sue attività nel settore dei rifiuti.