L'operazione che ha decapitato i nuovi assetti del clan Cappello-Bonaccorsi prende il nome da uno dei videogiochi più famosi al mondo. Le due squadre operative, composte perlopiù da nuove leve, puntavano tutto su armi e droga. Guarda i video
Minecraft, due villaggi trasformati in roccaforti mafiose Un piano pronto per monitorare polizia con le telecamere
Un villaggio da realizzare con creatività e combattendo. Come in Minecraft, uno dei videogiochi più venduti al mondo da cui ha preso il nome l’operazione della squadra mobile etnea che ha decapitato i nuovi assetti del clan Cappello-Bonaccorsi, l’ambiente in cui scavare e costruire a Catania erano le zone Campo di mare e Ippocampo di mare nell’area dell’Oasi del Simeto. Zone balneari in cui alcuni immobili sarebbero stati occupati e poi trasformati in sfarzose roccaforti.
Le indagini, che hanno portato al blitz svelato in anteprima da MeridioNews, sono partite dopo la scarcerazione di Massimiliano Cappello. «Abbiamo notato due squadre operative all’interno del clan dedite soprattutto al traffico di stupefacenti», ha spiegato il dirigente della squadra mobile etnea Marco Basile. Il fratello del boss ergastolano Turi Cappello sarebbe stato al vertice di una delle due fazioni che avrebbe gestito lo spaccio nella zona di San Giovanni Galermo, insieme a Emilio Gangemi (con il ruolo di factotum) e a Giuseppe Paolo Rapisarda. Ancora sottoposto alla misura di prevenzione speciale, Cappello avrebbe organizzato in casa gli incontri con esponenti storici dell’organizzazione per riprendere in mano le fila del clan. Alcune riunioni poi sarebbero, invece, state fissate in casa di persone estranee al clan ma a disposizione.
«La frangia più interessante è quella riconducibile alla leadership di Salvuccio Lombardo junior», spiegano gli inquirenti. Il 27enne è figlio del cugino di Turi Cappello e per lui, di recente, è stata anche chiusa una strada per festeggiarne il compleanno con tanto di fuochi d’artificio. Nonostante la giovane età, ci sarebbe stato lui a capo della squadra più pericolosa e armata (è lui l’uomo che ha sparato al gatto dal balcone) con base operativa nell’estrema periferia sud di Catania, nella zona dell’Oasi del Simeto. I due villaggi a ridosso del mare, già difficilmente accessibili, sarebbero stati colonizzati dagli indagati e trasformati in fortini presidiati da impianti di videosorveglianza e vedette. Nelle loro intenzioni ci sarebbe stata anche quella di monitorare gli spostamenti delle forze dell’ordine: non solo notti trascorse aggirandosi nella zona degli uffici di polizia per controllare l’uscita dei mezzi ma anche il piano (con tanto di strumenti tecnici già a disposizione) di installare telecamere in diversi punti di interesse tra cui la sede della squadra mobile di Catania in via Ventimiglia, dove avevano già anche effettuato un accurato sopralluogo.
Tra i loro affari principali c’è il traffico di un particolare tipo di droga, l’amnesia (dal valore di 9mila euro al chilo) chiamata così per gli effetti su chi la assume. Nel corso delle indagini, lo scorso 20 novembre, oltre due chili di questa sostanza sono stati sequestrati (nascosti dentro un peluche) nel Messinese a due corrieri, Giusi Messina e Domenico Alessandro Messina. Durante la perquisizione a casa di Francesco Cavallaro, i poliziotti hanno trovato 22 chili di marijuana. Nell’abitazione di Giuseppe Francesco La Rocca è stata trovata invece una serra di marijuana con 73 piantine. Per il clan, il traffico illecito era molto redditizio: i poliziotti hanno sequestrato 188mila euro in contanti. «L’aspetto che denota l’elevatissimo grado di pericolosità del gruppo – sottolineano gli inquirenti – è quello relativo alla disponibilità di una santabarbara e all’abitudine degli indagati a girare armati».
Custodia cautelare in carcere:
1. Massimiliano Cappello (classe 1967);
2. Salvuccio Lombardo junior, detto Salvucciu u ciuraru (classe 1994);
3. Sebastiano Cavallaro, detto Seby o Baffo (classe 1992);
4. Renzo Cristaudo (classe 1993);
5. Alessio Finocchiaro (classe 1994);
6. Emilio Gangemi (classe 1975);
7. Giuseppe Spartano, detto u Cussotu (classe 1989);
8. Costel Suru, detto Mariu u rumenu (classe 1984);
9. Giuseppe Distefano, detto Pumpa (classe 1977);
10. Giuseppe Francesco La Rocca, detto Colombrino (classe 1995);
11. Francesco Cavallaro (classe 1985);
12. Domenico Alessandro Messina (classe 1993), già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa;
13. Giusi Messina (classe 1975);
14. Giovanni Santoro, detto Giuvanni sett’anni (classe 1983);
15. Giuseppe Paolo Rapisarda, detto Paolo cupittuni (classe 1982), già detenuto in carcere per altra causa.
Armi trovate e sequestrate in casa di Giuseppe Distefano:
– quattro giubbotti antiproiettile
– una pistola mitragliatrice 9×19 marca Luger, priva di segni identificativi, corredata da un caricatore privo di munizionamento con silenziatore;
– una pistola mitragliatrice calibro 7,65 marca Skorpion calibro 7.65 Browing, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
– un fucile mitragliatore calibro 9 marca Sterling modello MK5, corredata da due caricatori a banana e un silenziatore avvitato alla canna;
– una pistola semi automatica modello 70 marca Beretta, calibro 7.65, con matricola abrasa, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
– una pistola semi automatica marca COLT mod Government, calibro 380, corredata da un caricatore priva di munizionamento;
– una pistola semiautomatica Beretta modello 71 calibro 22 LR, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
– un fucile Beretta modello AR70 Sport, calibro 222R corredato da un gruppo ottico e due caricatori;
– un fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62 x 39, corredato da un caricatore privo di munizionamento, una busta in plastica trasparente contenente varie cartucce;
– un fucile d’assalto modello Kalashnikov, calibro 762 x 39 corredato da quattro caricatori privi di munizionamento;
– un fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62×39 corredato da caricatore privo di munizionamento e un sacchetto in plastica contenente 51 cartucce calibro 762×39.
Armi trovate e sequestrate nelle pertinenze dell’abitazione di Sebastiano Cavallaro:
– una pistola semi automatica marca Glock mod.20 cal.40sv, matricola parzialmente abrasa completa di caricatore contenente dieci cartucce dello stesso calibro;
– una pistola semiautomatica marca Beretta mod.92 S cal. 9×19, con canna filettata, matricola obliterata;
– una scatola in cartone per munizioni marca Browing Coult con all’interno 38 cartucce marca Geco cal.380 a.c.p. e una cartuccia cal.9×19 marca Luger.