L'evento che si terrà oggi e domani presso il Castello è stato organizzato senza accettare sponsorizzazioni da parte degli industriali del greggio. Una scelta che ha lasciato soddisfatti i comitati che di recente hanno promosso le azioni di sensibilizzazioni contro gli inceneritori e la Raffineria
Milazzo, tutto pronto per il Mish Mash Festival «Possibile senza accettare soldi dai petrolieri»
Nella splendida cornice del Castello di Milazzo oggi e domani 12 agosto si tiene un festival che, rispetto ai tanti omonimi che affollano la Sicilia in questa torrida estate, ha qualcosa in più o in meno a seconda dei punti di vista. Il Mish Mash Festival, che vede tra i nomi principali il fenomeno indie Calcutta, non prevede sponsorizzazioni industriali in un territorio ricco di stabilimenti: sia da parte della Raffineria (al 50 per cento divisa tra Eni e Kuwait Petroleum) che dell’inceneritore della Valle del Mela (all’interno della centrale Edipower di San Filippo del Mela).
Una scelta sofferta che, all’interno dell’associazione Mosaico promotrice dell’evento musicale-culturale. Esulta il movimento No inceneritore Valle del Mela. «Organizzare eventi di qualità senza i soldi dei petrolieri e degli spazzaturai è possibile – si legge in un post datato 8 agosto -. Anzi è meglio. Il Mish Mash Festival ne è la dimostrazione concreta. Una kermesse musicale e artistica nel cuore della bellissima, ma sfregiata, Milazzo senza prendere un centesimo di soldi sporchi».
La sostenibilità economica di un festival alla prima edizione è un obiettivo complesso da raggiungere, specie se in un territorio carente di altre iniziative economiche importanti si decide volontariamente di rinunciare ai principali partner. Per questo motivo l’associazione comprende più realtà culturali e di promozione sociale del Messinese, nel lembo di terra compreso tra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo. Le difficoltà aumentano se, come racconta Samadhi Lipari del movimento No inceneritore, gli industriali tracciano per sé il ruolo di allettanti sirene. «Qui i petrolieri e in generale gli imprenditori industriali hanno assunto un atteggiamento attivo – racconta -. Non si limitano più soltanto a finanziare feste e sagre di paese, festival jazz e altro. Chiaro – prosegue Lipari – come gli industriali vogliano rifarsi la faccia dopo tre referendum e due grosse manifestazioni negli ultimi anni. Ma è un inganno: basti pensare che a fronte di milioni di utili poi regalano poche migliaia di euro, per loro sono spiccioli».
Una scelta, quella del Mish Mash festival, che potrebbe fare scuola. Anche perché le contraddizioni sono sempre dietro l’angolo in un territorio come la Sicilia. «Milazzo è da un lato meraviglia e dall’altra parte sfregiata – conviene Lipari -. Tutti coloro che accorreranno si renderanno conto che di fronte a loro c’è uno scenario molto simile ad Augusta, Priolo, Gela». Da sempre chi ha creato certi scempi tenta poi di redimersi. A Milazzo però, tra una canzone e un’installazione artistica, la strada scelta è quella della cultura che non fa rima con industria.