È il giorno dell’inizio delle operazioni di recupero del relitto inabissato un anno fa provocando 700 morti a largo della Libia. Un’operazione complessa durante la quale il barcone, lungo 25 metri e largo sette, verrà sollevato da 370 metri di profondità e, una volta emerso, sarà congelato con azoto liquido e trasportato fino al porto di Augusta su una chiatta. Al suo interno, stimano i soccorritori, dovrebbero esserci ancora 500 cadaveri, mentre finora ne sono stati recuperati 169, in cinque diverse operazioni in mare. Il relitto dovrebbe arrivare tra il 3 e il 4 maggio nel porto siracusano dove sarà allestita una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10, dove saranno trasferite le salme.
Oggi sul posto – a 100 chilometri dalla Libia e a 200 da Lampedusa – sono arrivate le navi militari. L’Anteo, che ospita la base di comando, la San Giorgio, per la sicurezza, la nave Alghero, attrezzata per recuperare eventuali salme fuori dal relitto, e la nave Tremiti, di supporto per trasporto di container. Le operazioni di recupero sono rese possibili dalla collaborazione di altre istituzioni. «È un’attività importante – spiega il contrammiraglio Nicola De Felice, comandante di Maresicilia – resa possibile grazie alle grandi sinergie, oltre che alla marina militare, tra governo, dipartimenti, istituzioni, associazioni, forze dell’ordine, magistratura, università, Enti locali, Asp e altre strutture che lavorano insieme facendo veramente squadra. Un sistema multidimensionale che sta funzionando e quando emergono delle difficoltà sono superate con un approccio di collaborazione. È allora che emerge l’animo vero degli italiani, e dei siciliani in particolare». In totale saranno 150 le persone impegnate nelle operazioni.
De Felice stima in 400-500 i corpi dei migranti che potrebbero ancora essere nel barcone. «Il natante – spiega il contrammiraglio – è lungo 25 metri e largo sette, ne abbiamo uno gemello qui nel porto e abbiamo potuto fare una comparazione». Una volta estratti, i corpi saranno esaminati da esperti del Labanof, attiva nel dipartimento di Morfologia umana e Scienze biomediche di medicina legale dell’università di Milano. Il militare rassicura: «Tutta l’operazione si svolgerà in massima sicurezza, avviamo anche un documento unico per la valutazione dei rischi e non ci saranno problemi sanitari per la popolazione legati alla presenza dei corpi».
Le salme in un primo momento verranno trasferite in una tensostruttura refrigerata nel porto di Augusta, per poi essere tumulate nei cimiteri siciliani. A questa soluzione stanno lavorando le nove prefetture dell’Isola, coordinate da quella di Siracusa. Il barcone, invece, secondo un piano predisposto in collaborazione con l’Azienda sanitaria provinciale, sarà bonificato per poi essere smaltito.
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