Polizia e guardia di finanza, tramite le testimonianza di chi era a bordo, hanno individuato cinque uomini di età compresa tra i 21 e i 28 anni che sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato
Migranti, «sul peschereccio morti di sete e di caldo» Picchiati coi bastoni. Fermati cinque presunti scafisti
Cinque egiziani, di compresa tra i 21 e i 28 anni, sono stati fermati da polizia e guardia di finanza perché ritenuti i presunti scafisti del peschereccio con 674 migranti a bordo soccorso nel Mediterraneo, 179 dei quali arrivati ieri al molo Norimberga a Messina, assieme a cinque cadaveri. Per loro la procura ipotizza i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro delitto. Secondo l’accusa, basata su testimonianze di persone a bordo che hanno riferito anche di essere state picchiate con bastoni e cinghie durante il viaggio, i decessi sarebbero avvenuti per la disidratazione legata al forte caldo e alla mancanza di acqua potabile, fortemente razionata a bordo.
Le indagini, basate sui racconti dei testimoni, hanno permesso di ricostruire che i migranti, dopo circa un mese di permanenza in una connection house sulle coste della Libia, sarebbero stati portati sul peschereccio, che è salpato la sera del 19 luglio. Durante la traversata, i membri dell’equipaggio hanno lanciato acceso i motori e lanciato l’allarme, con un dispositivo satellitare di cui si sono poi liberati gettandolo in mare. I migranti hanno raccontato di essere stati stati picchiati con colpi di bastoni e cinghie anche come reazione alla richiesta di cibo e acqua. «Le risorse idriche e di cibo sono state disumanamente razionate, al punto che i migranti erano costretti a spartirsi un bicchierino da caffè pieno d’acqua in dieci», ricostruisce la procura di Messina.
A causa del forte caldo e della mancanza di acqua potabile, molti di loro hanno raccontato di avere «accusato dei malori» e hanno di «avere visto morire i loro compagni di viaggio per il caldo e la disidratazione, essendo stati tutti costretti a bere anche l’acqua del mare e del motore». Un testimone ha raccontato anche che i membri dell’equipaggio del peschereccio avrebbero assegnato a un migrante il compito di gestire e razionare le scorte di acqua potabile e, quando si sarebbe rifiutato di svolgerlo o non avrebbe usato la dovuta parsimonia, sarebbe stato picchiato violentemente. Come conseguenza, i migranti avrebbero subito un ulteriore progressivo razionamento dell’acqua da bere.