«Persone che vengono qui in situazioni d'indigenza finiscono per essere oggetto di chi specula sul bisogno». Sono le parole del procuratore capo Carmelo Zuccaro nel descrivere il presunto sistema di maltrattamenti, falso e corruzione che avrebbe messo in piedi Giovanni Pellizzeri, imprenditore ed ex candidato sindaco a Mascali
Migranti, notti senza coperte e chilometri a piedi «Mazzette a dipendente del Comune di Catania»
I circa 45 euro al giorno, percepiti per ospitare minori stranieri non accompagnati giunti in Sicilia dall’Africa, non sarebbero bastati a garantire condizioni di vita dignitose ai quasi duecento migranti dei sei centri d’accoglienza targati Pellizzeri. Un business da oltre due milioni di euro garantito non solo dalla presunta compiacenza di funzionari infedeli, ma anche dalle maglie troppo larghe di un sistema fondato su un’emergenza sbarchi che non può più definirsi tale. Così l’arresto di Giovanni Pellizzeri, volto controverso della solidarietà del Catanese, diventa l’occasione per un nuovo monito da parte del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro: «Ho spesso segnalato il pericolo di infiltrazioni nell’ambito di contesti emergenziali, dobbiamo essere consapevoli che persone che vengono qui in situazioni d’indigenza finiscono per essere oggetto di chi specula sul bisogno». Speculazioni condite, nel caso che si snoda fra i centri di Giarre, Mascali e Sant’Alfio, dal disprezzo verso i giovani ospiti che emerge dalle intercettazioni e da un «quadro inquietante di maltrattamenti», come lo definiscono i magistrati, che già da tempo aveva fatto scattare l’allerta. Nell’inchiesta ci sono notti fatte trascorrere ai minori migranti senza coperte e colazioni composte da tre biscotti, e nient’altro.
Ci sono poi i reati da scrivania, finalizzati a mantenere saldamente ancorate al «mercato dei minori» le due cooperative di famiglia, Esperanza e Ambiente e Benessere. Un dipendente del Comune di Catania, oggi in pensione, avrebbe facilitato tutto ciò in cambio di mazzette «il cui ammontare complessivo non è quantificabile – hanno chiarito i magistrati – ma abbiamo verificato che da anni veniva corrisposto del denaro a questa persona». Falsità materiali e ideologiche vengono contestate anche a un dipendente del Comune di Sant’Alfio, dove aveva sede il centro d’accoglienza Paoli che, pur senza requisiti, avrebbe scampato la chiusura grazie a un falso sopralluogo. Nel 2016, poi, arriva comunque la fine dell’attività con un’ordinanza del sindaco Pippo Nicotra che fece seguito ad un intervento della prefettura. Proprio dal piccolo centro etneo partivano le marce dei giovani migranti per raggiungere le scuole della zona.
Come spiegato dal comandante della Compagnia carabinieri di Giarre, Luca Leccese, «le cooperative non disponevano nemmeno di idonei mezzi di trasporto e così i ragazzi erano costretti a recarsi a piedi dove necessario, anche camminando per decine di chilometri al giorno». Ma la sensazione è che sia davvero complicato tenere alta la guardia in un contesto dove l’allarme sbarchi apre il campo a opacità e scelte discrezionali: «Quello che emerge oggi – ribadisce il procuratore capo Zuccaro – è che, davanti all’emergenza, i centri d’accoglienza certificati dagli organi dello Stato non bastano e si deve far ricorso ad altri centri accreditati dai Comuni che non sempre rispondono ai dovuti requisiti».
Si era fatto strada in quest’ambito Giovanni Pellizzeri (ai domiciliari per corruzione, falso in atto pubblico e maltrattamenti), accanto alla fidata Isabella Vitale (divieto di dimora in provincia di Catania per maltrattamenti), e al figlio 29enne Mario (ai domiciliari per maltrattamenti e corruzione). Quest’ultimo, nel 2014, era già andato a consegnarsi ai carabinieri perché coinvolto nell’accoltellamento di un giovane nigeriano a Fondachello di Mascali, ospite della comunità di Nunziata. Dopo quegli episodi partono i primi accertamenti sulla coop Esperanza e, via via, sarebbero emersi i maltrattamenti e le «gravissime carenze sanitarie e strutturali» nei centri riconducibili ai Pellizzeri. Ma per il capofamiglia, intanto, c’è anche tempo per tentare la scalata politica. Giovanni Pellizzeri fonda il movimento La nostra Mascali e sfida gli altri sette contendenti nelle Comunali successive allo scioglimento per mafia dell’ente. La sua corsa si ferma a poco più di 350 voti.