Migranti, nel 2017 sbarchi aumentati del 30 per cento Ad Augusta più arrivi. Metà richieste d’asilo respinte

Più sbarchi, con Augusta che è di gran lunga il primo porto di arrivo. Più migranti ospiti in Sicilia, ma in percentuale il dato si abbassa rispetto al resto d’Italia: solo il 7 per cento (un anno fa era il 12) di chi arriva nel nostro Paese rimane nell’Isola in attesa di sapere l’esito della richiesta di protezione. Lombardia (13 per cento), Campania (9), Lazio e Piemonte (8) in proporzione ne accolgono di più. Sono i dati sui primi tre mesi del 2017 che emergono dall’ultimo report della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate.

Dal 1 gennaio al 6 aprile di quest’anno sono arrivate sulle nostre coste 25.098 persone, con un aumento del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (quando erano state poco più di 19mila). È febbraio il mese che ha fatto schizzare in alto il dato. In quel periodo si è registrato un flusso doppio rispetto al 2016. Nella classifica dei porti di approdo, Augusta è prima con 6.983 arrivi. Seguono altre due località della Sicilia orientale: Catania (3.570) e Pozzallo (2.854). Completano le prime cinque posizioni Trapani (2.632) e Reggio Calabria (1.850). Lampedusa è sesta con 1.365 arrivi. 

Nel primo trimestre del 2017 ad approdare in Italia sono soprattutto uomini e donne provenienti dalla Nigeria (3.253), dalla Guinea (3.185); dal Bangladesh (2.913); dalla Costa d’Avorio (2.618) e dal Gambia (2.235). Paesi che non rientrano spesso nelle cronache italiane per scenari di guerra, nonostante la presenza del gruppo terroristico Boko Haram in Nigeria che ha fatto centinaia di morti o i violenti disordini in Costa d’Avorio, più volte sull’orlo di una guerra civile. Ecco perché questi dati sono stati spesso enfatizzati dalle forze politiche che chiedono interventi più duri per bloccare l’immigrazione definita di tipo economico. 

Eppure andrebbero confrontati con altre statistiche: quelle sulle percentuali di richieste d’asilo accettate. Che si mantengono basse. Ad esempio, nel 2017 solo un nigeriano su quattro ha avuto una forma di protezione (il 25 per cento). Dato che sale leggermente per altri Paesi africani: Senegal (28 per cento), Guinea (31 per cento), Costa d’Avorio (33 per cento). È quindi molto difficile per i migranti provenienti da questi, come da altri Paesi, ottenere asilo in Italia. Storia diversa per chi arriva da territori con scenari di guerra conclamati. Da gennaio a marzo l’Italia ha accettato il 99 per cento delle richieste di chi arriva dalla Palestina, il 98 dalla Somalia, il 97 dalla Siria, il 93 dall’Iraq e il 91 per cento dall’Afghanistan. In totale nel 2017 finora sono state esaminate 22.091 richieste e ne è stata respinta oltre la metà, il 53 per cento (11.753). Al 23 per cento dei richiedenti asilo è stata concessa una protezione umanitaria, al 9 per cento lo status di rifugiato, al 10 per cento quello di protezione sussidiaria. 

Funzionano poco e molto lentamente i ricollocamenti. In base agli accordi europei l’Italia avrebbe dovuto cedere ad altri Paesi dell’Unione circa 40mila migranti in un anno a partire da gennaio 2016. Ma finora, in 15 mesi, sono state redistribuite solo 4.438 persone. Quasi un quarto sono state accolte dalla Germania (1.301), seguono Norvegia (559); Finlandia (504); Olanda (475) e Svizzera (471). «Siamo in netto ritardo – spiega Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto d’Asilo all’università di Palermo – e in più manca la prospettiva politica, perché molti Paesi, tra cui Austria e Svizzera, hanno dichiarato che non vogliono più ricevere migranti».

Infine dai dati sul fotosegnalamento emerge un elemento interessante. Il migrante può essere fotosegnalato per ingresso illegale o per aver fatto richiesta di asilo politico. Guardando a tutte le province italiane, quelle dove avviene il maggior numero di fotosegnalamenti per ingressi illegali sono in Sicilia: nell’ordine Siracusa, Catania, Ragusa, Trapani e Agrigento. Mentre le città dove i migranti vengono fotosegnalati maggiormente per la richiesta di asilo politico sono Bologna, Roma, Milano, Napoli e Torino. «Questi dati – commenta Vassallo – sono la prova che gli hotspot sono fabbriche di clandestinità. In questi centri in poco tempo i migranti vengono schedati come migranti economici e quindi illegali. Ed entrano in un limbo perché molti non vengono respinti. Chi invece riesce a evitare gli hotspot, poi si allontana per andare nelle grandi città e qui riesce e presentare domanda di asilo». 


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