Centinai gli aderenti alla manifestazione che si è snodata ieri per tutto il centro di Catania. Tra l'indifferenza di qualcuno e l'adesione non preventivata di altri cittadini. «Ci inculcano idee sbagliate», dice una studentessa; per una donna invece i problemi sono ben altri
Migranti, le voci dall’affollato corteo antirazzista «L’orgoglio» dell’accoglienza oltre luoghi comuni
È partito ieri pomeriggio dal porto cittadino, leggermente in ritardo rispetto all’orario previsto, il lungo e colorato corteo di orgoglioso antirazzismo, indetto e promosso da numerose associazioni catanesi, collettivi studenteschi, sindacati. Come aveva spiegato a MeridioNews Piero Mancuso dei Briganti rugby, lo scopo della manifestazione era quello di «resistere all’ondata di xenofobia che sta colpendo l’Italia» e, soprattutto, contrastare pregiudizi e luoghi comuni legati all’immigrazione.
Dalla testa fino alla coda del corteo, al quale hanno preso parte svariate centinaia di persone, i presenti hanno ribadito il proprio essere antirazzisti attraverso slogan e canti, ma anche attraverso il coinvolgimento dei passanti, ai quali sono stati distribuiti volantini informativi e fornite spiegazioni sull’origine del corteo. E che in alcuni casi hanno deciso di unirsi alla manifestazione: «Non sapevo di questo corteo – spiega Matteo, due bambini al seguito – ma ne condivido le idee, e dato che eravamo in giro a fare una passeggiata abbiamo pensato di sfilare anche noi». «Anche se non posso seguire il corteo credo che sia un’iniziativa più che legittima, perché si parla di vivere civile: vedo sfilare tanti giovani e questo è importante», commenta un signore che osserva il corteo dal marciapiede, battendo le mani a tempo per accompagnare i canti.
Ma non sono state solo entusiaste le opinioni dei tanti cittadini che si sono fermati a osservare il corteo, che dal porto, proseguendo su via Calì, ha attraversato serenamente e senza intoppi via Teatro Massimo e via di Sangiuliano fino all’incrocio con via Crociferi, per poi riversarsi su piazza Federico di Svevia. «A mmia ‘sti cosi non m’interessunu» è il commento in dialetto di un giovane che, osservando torvo il corteo da lontano, in sella al suo motorino, attende di potersi reimmettere nel traffico momentaneamente bloccato dalla parata. «Ma con tutti i problemi che abbiamo, davvero c’è bisogno di pensare al razzismo? Il lavoro, la città che va a rotoli sono le cose importanti, non il razzismo!», borbotta la signora Angela.
Ma il numero di cittadini che ha espresso perplessità o riserve nei confronti della manifestazione, o che è rimasto indifferente, è stato superato dai tanti che hanno accolto positivamente l’iniziativa, magari anche cambiando idea dopo un pacato confronto: «Guardi io non avevo nulla contro di loro nemmeno prima, però oggi mi sono fermata a parlare con dei ragazzi che hanno detto delle cose giuste, logiche. Penso che purtroppo i problemi non mancheranno mai, ma è giusto capire chi è il vero nemico, certo non questi poverini che arrivano qui per vivere un po’ meglio», racconta il signor Nino, che però non si unisce al corteo. «Ci sono validi motivi alla base di questa manifestazione, quindi perché no? – commenta una giovane studentessa – A maggior ragione da parte di ragazzi. Le idee di invasione e di pericolo che cercano di inculcarci sono davvero sbagliate, non le condivido».