Migranti, le difficoltà dell’accoglienza temporanea «Bimbi in casa famiglia mentre mamma partorisce»

«Grazie per il vostro sostegno». Sono le parole di una giovane migrante di origine somala. Non parla bene l’italiano ma ci teneva a esprimere gratitudine nei confronti delle operatrici che si sono prese cura di lei e del figlio di cinque anni mentre all’ospedale di Lentini dava alla luce un altro bimbo. La donna proviene da uno dei cosiddetti viaggi della speranza: è sbarcata al porto di Augusta con il pancione pronto al parto e con Aziz, il primo genito. Ad accoglierli in ospedale è stata Rosalba Di Mauro, operatrice dell’ufficio Servizi sociali che ha affidato Aziz a una casa famiglia incaricata di prendersi cura di lui mentre la madre era ricoverata. «Inizialmente la donna non capiva cosa stesse succedendo e perché le portassimo via il figlio – racconta a MeridioNews l’assistente sociale -. Fortunatamente siamo riusciti a tranquillizzarla spiegandole che quello era un modo per venirle incontro. Peraltro ha visto il bambino ogni giorno».

La scelta di affidare il minore a una casa famiglia è scaturita dalla mancanza di famiglie del posto disposte a garantire l’accoglienza temporanea. L’ufficio non disporrebbe infatti di una banca dati con i riferimenti di nuclei familiari pronti a prestare questo tipo di intervento. Mentre la giovane somala era ricoverata nel reparto di ginecologia e ostetricia per il parto cesareo, dunque, Aziz è stato portato nella struttura dove ha ricevuto le cure mediche di routine e ogni assistenza utile al suo benessere. «Quando l’ho dato in affido il bambino era di poche parole, ma già dopo due giorni ha cominciato a integrarsi chiamando per nome le persone che lo hanno accudito – prosegue Di Mauro -. La mamma ha messo al mondo un altro maschietto e ieri sono stati dimessi dai medici, quindi Aziz è stato riaffidato a lei e i tre sono stati accompagnati in un centro di prima accoglienza. Per noi, quindi, il caso è chiuso», aggiunge.

Per la professionista non è stata la prima esperienza coi migranti. Anche lo scorso anno si è ritrovata a fornire assistenza al figlio di una richiedente asilo in terapia intensiva. E anche in quel caso l’ufficio è stato costretto a contattare una casa famiglia, in mancanza di persone disposte a prendersi cura, in via temporanea, del minore. «Quando allo sbarco ci sono donne con minori o solo minori che hanno l’esigenza di essere ricoverati a Lentini, a seconda delle esigenze dobbiamo intervenire per tutelarli – spiega a MeridioNews l’assistente sociale Linda Linfazzi -. È la procura che a volte, oltre alla prefettura, ce li segnala, noi interveniamo prendendoli in carico e reperendo la disponibilità di famiglie per l’accoglienza di breve periodo. Nel caso di Aziz, la collega è stata costretta ad accompagnarlo presso una casa famiglia perché non abbiamo un elenco di famiglie di appoggio. Vorrei riprendere a lavorare per creare tale registro. Il territorio – conclude – va sensibilizzato all’accoglienza provvisoria dei minori che per diversi motivi vengono sottratti alla madre o al padre», conclude.  


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