Ancora una tragedia nel mare di Sicilia: al porto di Pozzallo sono arrivati morti 45 uomini provenienti dall’Africa centrale a bordo di un peschereccio, trainato dalla nave Grecale della Marina militare. E un altro gommone, con a bordo ancora circa 70 persone a bordo, sarebbe ancora disperso in mare. La segnalazione viene dagli operatori dell’Unhcr, che hanno raccolto le testimonianze di 27 migranti superstiti dell’imbarcazione, soccorsi nel canale di Sicilia e arrivati ieri a Catania a bordo della nave Orione, insieme ad altre 368 persone. Sul caso è stata aperta una inchiesta da parte ella Procura della Repubblica di Catania: «Secondo gli elementi fin qui raccolti, il naufragio sarebbe avvenuto per le pessime condizioni del gommone, che era sovraffollato. Sul natante infatti risulta che si trovavano 101 persone», ha affermato sul caso il procuratore capo Giovanni Salvi. Due uomini, Diop Mbaye e Sonko Ebhima, anche loro tra i migranti soccorsi ieri dalla nave Orione, sono stati arrestati stamattina con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina: avrebbero pilotato un gommone con stipate a bordo 17 persone, soccorso lo scorso 28 giugno.
Intanto è tornato in libertà Hamid Bouchab, marocchino di 23 anni, accusato di essere uno dei due scafisti del peschereccio carico di migranti che il 12 maggio scorso fece naufragio, causando la morte di 17 persone. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Catania Giovanni Cariolo che ha accolto la richiesta del legale dell’indagato, l’avvocato Francesco Turrisi. Nonostante il parere contario della Procura della Repubblica, è stata quindi disposta la revoca degli arresti domiciliari e l’obbligo di utilizzare il braccialetto elettronico. La decisione del gip è stata motivata dal «ruolo marginale nella vicenda» e dalle «esigenze cautelari venute meno».
Resta in carcere Haj Hammouda Radouan, 23enne tuisino, presunto capitano del peschereccio. Il 9 giugno scorso il Tribunale del riesame, presieduto da Maria Grazia Vagliasindi, ha annullato le contestazioni di omicidio e naufragio volontari, contestati ai due indagati dalla Procura, riqualificando l’accusa in morte come conseguenza di altro reato, che è il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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