Avrebbe 17 anni lo scafista che era alla guida di una delle due imbarcazioni soccorse nel Canale di Sicilia dalla nave svedese Poseidon la scorsa settimana. Il ragazzo è stato fermato, insieme ad altre 9 persone dopo l’arrivo giovedì notte nel porto di Palermo del pattugliatore, a bordo del quale viaggiavano, oltre a 571 migranti anche 52 salme. Oggi il gip Giangaspare Camerini ha convalidato i fermi dei dieci immigrati, ritenuti gli scafisti del barcone della morte. Per tutti è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere. Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio plurimo. Al gip in sette hanno raccontato di essere profughi, tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Dai racconti dei superstiti è emerso che gli organizzatori del viaggio tenevano sotto coperta, pigiate una sull’altra, centinaia di persone, e che chi provava a risalire veniva picchiato. Così nella stiva di una carretta del mare di appena venti metri, in uno spazio alto un metro e mezzo erano stipate oltre 200 persone, senza aria e senza la possibilità di muoversi. Sulla vicenda la Procura di Palermo, che ha chiesto e ottenuto il carcere per gli scafisti, ha aperto un’inchiesta. L’indagine è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Gery Ferrara.
Intanto il pool di medici legali e gli esperti della Polizia scientifica hanno concluso le autopsie sulle 52 salme, condotte a bordo di un container frigorifero nel cimitero dei Rotoli. Le vittime erano tutti maschi di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Solo in pochissimi casi, grazie ai documenti che avevano ancora addosso è stato possibile identificarli. Si attende adesso il nulla osta della Procura per la tumulazione che avverrà nei cimiteri di Palermo e dei paesi della Provincia. Il camposanto dei Rotoli rimasto rimasto da venerdì off limits al pubblico per motivi igienico sanitari sarà riaperto martedì prossimo.
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