Kone Aminata, l'ivoriana che ha perso la vita mentre si trovava a bordo di un gommone, sarebbe potuta arrivare legalmente nel nostro Paese. Ma non è riuscita ad aspettare i tempi della burocrazia e ha deciso di mettersi in mare. «Mi ha detto che stava partendo dalla Libia, le avevo detto di non farlo», racconta il fratello
Migranti, funerali della donna morta accanto ai figli Onlus: «Non ha saputo attendere ricongiungimento»
Kone Aminata, la 37enne ivoriana morta soffocata sul gommone in cui viaggiava nel tentativo di raggiungere l’Italia, sarebbe potuta arrivare nel nostro Paese legalmente. Grazie al ricongiungimento familiare. A renderlo noto è Gruppo umana solidarietà, una onlus di Jesi, nelle Marche, che si occupa di richiedenti asilo e diritti umani. La donna ha perso la vita accanto ai due figli di nove e sei anni, arrivati vivi a Pozzallo il 6 novembre. «Eravamo in dirittura d’arrivo, le pratiche per l’ultimo ricongiungimento familiare erano tutte pronte, mancava davvero poco», si legge in un lancio dell’Agi.
La vittima, che è partita dalla Libia, in Italia aveva il marito che da anni vive nella regione del Centro Italia. Si chiama Charles e ha saputo della morte della moglie dalle autorità italiane. Oggi l’uomo, insieme al cognato che vive a Como da un anno, è stato a Ragusa, dove si sono svolti i funerali. Insieme a lui i figli riabbracciati negli scorsi giorni, dopo che in precedenza in Europa erano arrivati i due più grandi: una ragazza che studia in Francia e un ragazzo che invece vive con lui a Jesi. A quanto pare, la vittima prima di partire aveva avvisato soltanto il fratello: «Mi ha chiamato dalla Libia, mi ha detto che stava partendo, le ho detto di non farlo, non mi ha ascoltato», racconta il giovane.
I responsabili della onlus, invece, hanno detto che il marito della 37enne, dopo essere stato in Costa d’Avorio in estate, non aveva più avuto notizie della moglie da un mese. «Fa tre lavori e il suo obiettivo era quello di fare arrivare in Italia anche il resto della famiglia. Ci stavamo lavorando, bisognava pazientare», commenta Marcos Lopes, uno degli operatori. Adesso l’obiettivo è quello di creare le condizioni affinché l’uomo possa occuparsi dei bambini. «Stiamo lavorando con il giudice e i servizi sociali di Jesi per fare un passaggio avvicinando i due piccoli al papà, magari con un affidamento temporaneo a una famiglia vicina. Faremo in modo di garantire che i bambini abbiano la possibilità di studiare e tutto ciò di cui hanno bisogno», assicura.
Ad assistere alle esequie della donna, celebrate con rito islamico, sono stati i sindaci di Pozzallo e Ragusa, Luigi Ammatuna e Federico Piccitto, oltre al vescovo di Ragusa Carmelo Cuttitta, i comandanti di Guardia di Finanza e Carabinieri, Claudio Solombrino e Federico Reginato, il questore vicario Nicola Spampinato con il prefetto Maria Carmela Librizzi, il comandante della capitaneria di porto di Pozzallo, Andrea Zanchi. «È stata una giornata di dolore, l’ennesima – commenta Ammatuna a MeridioNews -. Ho fatto le condoglianze al marito da parte di tutta la città. Queste storie dovrebbero farci capire una volta per tutte che c’è bisogno di misure diverse, di un maggiore impegno per arginare una tragedia immensa. Il Mediterraneo è diventato un cimitero».