Hanno lasciato le impronte digitali già sulla nave San Marco che ieri mattina ha condotto 176 migranti a Catania. Quindi sono stati trasferiti nell'impianto sportivo vicino allo stadio Massimino, ma nel tragitto in 55 sono riusciti a scappare. Stamattina i minori non accompagnati - in totale 69, oltre ai 21 arrivati con i genitori - sono stati inviati nelle comunità idonee a Giarre, Mineo ed Acireale. «Queste strutture stanno scoppiando - spiega Save the children - serve una gestione centralizzata che superi la logica dell'emergenza». Guarda il video
Migranti al Palaspedini dopo l’identificazione «In Sicilia comunità per minori piene»
Sono stati identificati e trasferiti al Palaspedini i 176 migranti di origine siriana ed egiziana arrivati ieri mattina al porto di Catania, a bordo della nave San Marco della marina militare, impegnata nell’operazione Mare Nostrum. Nelle operazioni di trasferimento verso l’impianto sportivo del quartiere Cibali, 55 sono riusciti a scappare facendo perdere le loro tracce. Moltissimi i minori: 21 quelli arrivati insieme ai genitori, 69 quelli non accompagnati che, come previsto dalla legge, sono stati inviati in comunità idonee a Giarre, Mineo ed Acireale.
Tra di loro c’è anche un ragazzo paraplegico uno costretto sulla sedia a rotelle e una bambina con problemi di deambulazione. A differenza dei casi precedenti, i migranti sono stati identificati direttamente sulla nave che li ha intercettati in mare. Una procedura voluta per evitare, una volta sulla terraferma, le resistenze al rilascio delle impronte digitali soprattutto da parte dei siriani, come successo nelle settimane scorse al Palacannizzaro e al Palaspedini. «I minori, considerato il viaggio che hanno fatto, stanno abbastanza bene – spiega Alessio Fasulo, di Save the children, associazione che ha avuto accesso all’impianto sportivo insieme all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – solo alcuni, al loro arrivo, sono stati ospedalizzati».
Due adulti sono stati ricoverati all’ospedale di Acireale. Ma uno dei due ha chiesto insistentemente di essere riportato nell’impianto sportivo vicino allo stadio Massimino, dove si trovano la moglie e i figli. «Una situazione complicata – spiegano dalla prefettura – perché, una volta identificati, non è compito della polizia andarlo a prendere e la Croce Rossa non ha dato subito la sua disponibilità».
I migranti resteranno al Palaspedini in attesa che il Ministero dell’Interno stabilisca la destinazione definitiva. Per molti potrebbero aprirsi, come già successo, le porte del già affollato Cara di Mineo. Discorso diverso per i minori. Ma le comunità idonee in Sicilia sono già piene. Per questo Save the children ha proposto un disegno di legge che prevede una gestione centralizzata che superi la logica dell’emergenza e il coinvolgimento delle altre regioni italiane nell’ospitalità. «Il ddl ha trovato d’accordo parlamentari di diversi schieramenti, ma non è stato ancora calendarizzato», spiega Fasulo.
Dello stesso avviso, Marco Consoli, presidente del consiglio comunale, che denuncia l’impossibilità per la sola Sicilia di «gestire l’emergenza». «Anche le Regione del Nord devono fare la loro parte», spiega il consigliere. A proposito delle lamentele delle ultime settimane da parte delle società sportive che utilizzano il Palaspedini, Consoli commenta: «Capisco le difficoltà, ma devono avere una maggiore sensibilità. Stiamo lavorando insieme alla prefettura, la questura e la protezione civile per trovare una sede alternativa. L’ex caserma dei carabinieri nel quartiere Zia Lisa può essere la soluzione – conclude – ma ci sono complicazioni con le utenze – acqua, elettricità, gas – e serve ancora qualche settimana prima che sia pronta».