Caldo, sudore, passeggini, ventagli, babbaluci e melone, ma soprattutto tanta devozione. Sono solo alcuni degli ingredienti del festino della Santuzza, Santa Rosalia, venerata e adorata dai palermitani ormai da 391 anni. Rosalia è la Santa che nel 1600 liberò la città dalla peste e ogni anno il 14 luglio si festeggia con un lungo corteo che dalla Cattedrale arriva fino a mare. Anche ieri la città ha reso omaggio alla sua patrona, trasformandosi in teatro a cielo aperto, per raccontare l’arrivo della peste e la liberazione dal male.
In migliaia ieri, come ormai ogni anno, hanno celebrato la santa, moltissimi anche i turisti che hanno invaso il Cassaro mischiandosi ai cittadini. Quest’anno vicolo Brugnó era tutto adornato da luminarie e con un lungo tappeto verde, la famiglia Marraffa da più di 50 anni addobba con foto, luci e una statua della santa il piccolo vicolo che si trova proprio di fronte la Cattedrale. «Nostro nonno era devoto alla Santa e diede avvio a questo particolare festeggiamento – spiega la famiglia – e adesso che lui è morto, noi proseguiamo la tradizione al meglio».
Il momento teatrale più intenso e suggestivo è stato alla Cattedrale dove il cunto di Salvo Piparo si è mischiato ai colori delle proiezioni sulla facciata del Duomo cittadino. Alla fine dello spettacolo il direttore artistico ha ringraziato tutti e, in particolar modo, i bar della zona che per l’occasione hanno regalato pezzi di rosticceria e vino agli attori impegnati dello spettacolo. Non sono mancate le lamentele, perché «il carro è poco illuminato e la Santa non si vede!» dice qualcuno. Il momento clou ai Quattro Canti quando il sindaco Leoluca Orlando, come chiede la tradizione, è salito sul palco portando un mazzo di rose rosse a Rosalia e salutando la città con la frase «Viva Palermo e Santa Rosalia!» ripetuta per tre volte. Qualcuno dalla strada urla «Buffone!», ma poi a prendere il sopravvento sono gli applausi: quest’anno Palermo è contenta dell’amministrazione Orlando.
Molti arrivano da paesi e da altre città siciliane. Così come Mariella che viene da Belluno dove insegna, ma è originaria di Caltanissetta. «Ricordo i miei anni passati a studiare all’università qui – dice – venivo sempre per il Festino, un anno con un passeggino mi son saliti su un piede e mi hanno rotto il mignolo: quest’anno scarpe chiuse! Ma sono felice di essere qui». Novità dell’edizione 391 del Festino sono state le coroncine di rose per le donne, come quelle che porta la santa. Quando il carro è arrivato a mare la folla si è aperta e i fuochi d’artificio bellissimi salutano i devoti.
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