Si chiama Manuela Paruzzo, ha 26 anni e a febbraio parteciperà alla 66esima edizione del festival della canzone italiana. Divisa tra l'ammirazione per Carmen Consoli e Janis Joplin, all'Ariston canterà Mentre ti parlo: «Un pezzo intimo che parla di emancipazione della donna». La Sicilia? «Amore e odio»
Miele, da Caltanissetta al palco di Sanremo «Un’arma a doppio taglio, ma meglio di un talent»
«Sono contentissima, non me lo aspettavo. Cercherò di fare in modo che questo diventi un punto di partenza più che un traguardo». Il successo di venerdì sera ad Area Sanremo è appena passato, ma per Manuela Paruzzo, in arte Miele, è già tempo di guardare avanti. Un futuro che a febbraio la vedrà protagonista sul palco dell’Ariston, nella categoria Giovani Proposte del 66esimo festival della canzone italiana.
Ventiseienne di Caltanissetta, Miele è stata una dei due artisti selezionati tra i trecento che hanno frequentato negli scorsi mesi l’accademia, riservata ai cantanti non legati ad alcuna casa discografica: «Sono stati giorni intensi ed emozionanti – dichiara a MeridioNews -. Di colpo mi sono ritrovata a fare interviste, ricevere richieste di amicizia e like sui social network. E più in generale a raccontare la mia storia». Mentre ti parlo, il brano con cui Miele è stata conosciuta dal grande pubblico sarà lo stesso che tra qualche mese verrà suonato dall’orchestra sinfonica di Sanremo: «Il regolamento prevede che i partecipanti alla categoria Giovani Proposte cantino i pezzi già presentati – continua -, così che il pubblico possa avere più tempo per conoscere nuovi artisti che, altrimenti, rischierebbero di essere chiaramente oscurati dai big». Il pezzo, dunque, potrà essere ascoltato in radio già nei prossimi giorni: «È quello che spero e che ha invitato a fare lo stesso Carlo Conti». Nel caso di Miele, la canzone, che ha un testo che si adatta ai canoni della tradizione sanremese, ha una storia particolare: «È uno dei primi brani che ho scritto – racconta -. È nato durante una lezione di scrittura, in collaborazione con il maestro Andrea Rodini. Parla di una donna che è desiderosa di essere amata senza però perdere la propria emancipazione. Se parla di me? È una canzone intima, quindi… sì».
La decisione di diventare una cantante risale a più di dieci anni fa: «Per me più che un sogno, è sempre stata una vera e propria esigenza. Ho cercato di ragionare su cosa fare di questa spinta verso la musica, mi sono presa del tempo fino a decidere di trasferirmi a Milano per studiare Cpm Music Institute», prosegue Miele, che al momento continua a vivere a Caltanissetta. Il pensiero di doversi esibire sul palco più famoso della musica italiana, per il momento, non è fonte di ansia. Anche perché prima di Sanremo, gli impegni non mancheranno: «Mi riposo un po’ di giorni e poi continuo a lavorare all’album – spiega -. Considero Sanremo un’arma a doppio taglio: ti dà un’opportunità importante, ma devi avere delle basi solide per approfittarne. Comunque tra un talent e Sanremo, preferisco quest’ultimo».
Profonda ammiratrice di Carmen Consoli, Lucio Dalla e Ivano Fossati, nel background di Miele trovano spazio anche Janis Joplin e Nick Cave. Ma soprattutto il desiderio di mantenere un rapporto diretto con la musica, senza rincorrere il clamore mediatico: «Non penso a vincere, per adesso cerco solo di prepararmi al meglio e godermi questa esperienza. Nel futuro – tiene a sottolineare – mi piacerebbe avere la possibilità di cantare in contesti intimi, piccoli locali». La possibilità di diventare famosa e trovarsi catapultata in nuovo mondo non reciderà il legame con la Sicilia: «Ci si può sentire a casa dovunque, ma la Sicilia rimane sempre la Sicilia. Il mio è un rapporto di amore e odio, come credo tanti giovani. Vorrei viverci ed è un dispiacere vedere come troppe volte non venga rispettata, specialmente da chi ci abita». Una terra che non è solo bellezza, ma anche creatività e arte: «Il mio videoclip è realizzato interamente dai siciliani – conclude -. In ogni settore ci sono talenti straordinari in Sicilia. Non so se c’entra quello che mangiamo, ma tutto ciò ha dell’incredibile».