«Se avessi avuto un qualsiasi motivo per ritenere di non aver svolto il mio compito in maniera rispettosa delle leggi e delle istituzioni, non avrei esitato un attimo a dimettermi»: così il primo cittadino del Comune dopo la relazione degli ispettori
Mezzojuso, i commenti dopo lo scioglimento per mafia Sindaco Giardina: «Denigratoria campagna mediatica»
Come era prevedibile, dopo lo scioglimento del Comune di Mezzojuso da parte del consiglio dei ministri per gli «accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali» fioccano i commenti a quella che è una scelta, da parte del governo, che farà certamente discutere a lungo. «Ho appreso, dagli organi di stampa, della decisione del Consiglio dei Ministri di scioglimento del comune di Mezzojuso per il concreto rischio di infiltrazioni mafiose – afferma il sindaco Salvatore Giardina – Mi riservo di conoscere i contenuti della relazione e le motivazioni che hanno portato a una tale decisione e valutare successivamente il da farsi. Voglio rassicurare i cittadini di Mezzojuso perché restino fiduciosi nelle istituzioni, sicuro che il nostro ordinamento legislativo garantisce strumenti e rimedi adeguati a far valere le nostre ragioni nelle sedi opportune».
Come anticipato da MeridioNews, dunque, il primo cittadino lascia trapelare la possibilità di impugnare il provvedimento del cdm. E lascia trasparire toni concilianti e istituzionali. «Ringrazio gli assessori e i consiglieri comunali, ai quali non posso che confermare la fiducia che ho sempre in loro riposto – aggiunge – per aver continuato ad amministrare questo Comune, nonostante la denigratoria campagna mediatica della quale siamo stati oggetto, nell’esclusivo interesse dei cittadini di Mezzojuso. Se avessi avuto un qualsiasi motivo per ritenere di non aver svolto il mio compito in maniera assolutamente rispettosa delle leggi e delle istituzioni, non avrei esitato un attimo a dimettermi. È doveroso, in questo momento, avere il dovuto riguardo e rispetto della deliberazione assunta dal governo».
Intanto le sorelle Napoli, che hanno sempre lamentato di essere state lasciate sole dal paese e dalla giunta Giardina, manifestano apprezzamento per la decisione presa dal governo. «Siamo soddisfatte della decisione del Consiglio dei ministri – afferma Irene Napoli – che costituisce un ulteriore riscontro su quanto noi abbiamo già denunciato e quanto noi abbiamo subito e che continuiamo ancora a subire». Ad assistere le tre donne è l’avvocato Giorgio Bisagna, che commenta in questo modo: «Prendo atto della decisione del consiglio dei ministri che ha rilevato il contesto sociale in cui sono maturati i ripetuti episodi criminosi a danno delle mie assistite e al contempo esprimo la mia forte preoccupazione in quanto tali episodi criminosi continuano a ripetersi e auspico che a questo punto vengano adottare misure incisive per la protezione delle mie clienti».
Non fa mancare il proprio parere anche Massimo Giletti, che già annuncia il ritorno delle sorelle nel programma di La7 per domenica 15 dicembre. Non è mai un bel giorno per un Paese quando una cittadina viene commissariata per mafia, ma questa è stata una nostra battaglia ed è la testimonianza che la televisione che lotta fino in fondo, credendo nella battaglia che fa, alla fine vince. In una giornata così vince lo Stato, vince il prefetto che in autonomia hanno preso questa decisione – aggiunge Giletti -. Noi abbiamo acceso la luce, i fari su questa vicenda, non abbiamo abbandonato tre donne che erano sole. Sono contento perché vuol dire che quello che abbiamo intuito aveva basi molto profonde».
Una battaglia che Giletti porta avanti dal 2017 e che a maggio scorso lo ha visto andare in onda proprio da Mezzojuso. «Erano 15 anni che una televisione non faceva una puntata dalla Sicilia parlando di mafia: noi siamo andati nel cuore della cittadina, accettando la sfida del sindaco, perché eravamo convinti che quello che stavamo raccontando fosse vero. Per fortuna – chiosa il giornalista – c’è una televisione che continua a battersi, non solo la tv lavanderia che brucia le notizie di cronaca senza poi tornarci. Questa storia dà una speranza anche alla Sicilia che vuole cambiare».