La Procura di Catania ha chiesto ieri il sequestro dei tratti in costruzione tra Borgo e Nesima e tra la stazione e piazza Stesicoro, a causa del rischio crollo. Oggi Enzo Bianco annuncia che «saranno fatti tutti gli interventi necessari». Ma a decidere sarà la seconda sezione penale del Tribunale
Metropolitana, le rassicurazioni del sindaco «Cantieri messi in sicurezza e lavori proseguiranno»
«Ho ricevuto rassicurazione dal commissario della Circumetnea Virginio Di Giambattista che saranno attuati tutti gli interventi necessari per mettere in sicurezza i cantieri e consentire la prosecuzione dei lavori della metropolitana». Il sindaco Enzo Bianco interviene sulla richiesta di sequestro avanzata ieri dal pubblico ministero Antonino Fanara, durante l’udienza del processo per l’uso di cemento depotenziato nei tratti Borgo-Nesima e Giovanni XXIII (Stazione)-Stesicoro.
La Procura ha chiesto il sequestro preventivo per motivi di pubblica incolumità e a salvaguardia degli operai che lavorano nel cantiere. «In caso di terremoto – ha affermato Fanara – potrebbe crollare tutto. Uno dei due tratti sarebbe ormai concluso e si rischia di buttare via altri soldi. Lavorare dentro queste gallerie potrebbe essere un fattore di pericolo».
Bianco ha annunciato di aver telefonato al commissario della Circumetnea, «perché un blocco dei cantieri rappresenterebbe un gravissimo danno per la città». «Ho sollecitato che si intervenga al più presto e con il massimo dell’attenzione – ha precisato il sindaco – affinché il nodo sia sciolto in tempi molto brevi. Occorre evitare che il sistema dei trasporti di Catania e dell’intera area metropolitana abbia a patirne. Già da tempo con il commissario Di Giambattista, al quale esprimo il mio apprezzamento, avevamo avviato un monitoraggio costante dell’andamento dell’opera per far sì che potesse procedere con la massima velocità possibile».
La decisione sul sequestro, però, spetta alla seconda sezione penale del Tribunale presieduta da Ignazia Barbarino che si pronuncerà alla prossima udienza.
Nel processo in corso sono dieci le persone rinviate a giudizio. In origine l’appalto per la realizzazione dei cantieri era stato vinto dal consorzio Uniter, la cui ditta capofila è la Sigenco dell’imprenditore Santo Campione. La ditta – il cui iniziale fallimento è stato revocato a favore di un concordato preventivo e su cui successivamente la Procura ha avviato un’ulteriore indagine con l’accusa per Campione di bancarotta fraudolenta, truffa e falso – è stata poi sostituita dalla Tecnis, degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, che faceva parte sin dall’inizio del consorzio Uniter vincitore dell’appalto.