Sigenco, sequestro da 3,4 milioni all’Ad Campione Accusato di bancarotta fraudolenta, truffa e falso

La Procura della Repubblica di Catania ha disposto un sequestro preventivo da 3,4 milioni di euro nei confronti di Santo Campione, 66 anni, amministratore delegato della Sigenco spa, una delle maggiori società edili etnee. Secondo gli inquirenti l’imprenditore avrebbe sottratto la somma al patrimonio della società, dichiarata inizialmente fallita dal Tribunale di Catania il 21 novembre 2013 con posizioni debitorie di circa 100 milioni di euro, e poi riammessa alla procedura di concordato preventivo dalla Corte di Appello. L’accusa ha raccolto indizi di reato in ordine ai reati di bancarotta fraudolenta, truffa e falso nei confronti dell’amministratore, nonché del 36enne figlio Pietro Campione. Santo Campione è attualmente imputato nel processo relativo alla realizzazione della metropolitana di Catania, la cui prima udienza, fissata per il 10 novembre scorso, è stata rinviata per un difetto di notifica al prossimo gennaio 2015. 

L’attività investigativa, condotta dal nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza con una operazione denominata White knight, è stata avviata in seguito allo sviluppo di alcune segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dalla Banca d’Italia nei confronti di Campione, nelle quali erano evidenziati anomali flussi finanziari diretti dai conti correnti societari e della Sigenco Service srl, società  appartenente allo stesso gruppo e operante nel settore della fornitura calcestruzzo, ai conti bancari intestati allo stesso amministratore e ai suoi congiunti.

In particolare le Fiamme Gialle hanno evidenziato due distinti grandi trasferimenti, risalenti ai mesi di novembre e dicembre 2012. 700mila euro sarebbero stati trasferiti pochi giorni prima dalla proposta di concordato direttamente dalla Sigenco spa a quelle di Santo Campione con tre bonifici. Da qui è stato fatto un trasferimento al conto del figlio Pietro. La seconda operazione, per un totale di 2,7 milioni di euro e avvenuta sempre nello stesso periodo e subito dopo la richiesta di concordato preventivo, ha visto invece confluire i fondi dalla società principale verso la controllata Sigenco Service con assegni e bonifici. Le operazioni finanziarie avvenute senza autorizzazione del Tribunale fallimantare di Catania che aveva in carico il procedimento, e pertanto erano state definite atti di frode dai creditori. A gennaio 2013 1 milione dei 2,7 trasferiti è stata trasferita con bonifico al conto di Santo Campione. Da qui, nello stesso mese, i fondi sono poi stati stornati du un conto intestato al figlio Pietro.

L’esecuzione del provvedimento di sequestro preventivo ha consentito di accertare che i 3,4 milioni sono stati, in buona parte, utilizzati per spese sia personali che relative ad altre società riconducibili alla famiglia Campione. Sono, invece, rimasti nella disponibilità della famiglia Campione e, pertanto, subito sottoposti a sequestro 400 mila euro, in polizze assicurative intestate a Pietro Campione e 600 mila euro, giacenti su due conti intestati alla moglie di Santo Campione.


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