Non avrà convinto la Regione a rivedere i propri programmi, non ancora almeno, ma l’odierna manifestazione a difesa dell’ospedale Piemonte è riuscita certamente a indurre molti messinesi a rivedere i propri piani di guida. Per oltre un’ora, a partire dalle 9 e 40, i manifestanti hanno predisposto un vero e proprio blocco del traffico in viale Europa, dove sorge l’ospedale. I disagi si sono avvertiti anche in autostrada, con una fila, in direzione Messina, che si è estesa fino a oltre Villafranca Tirrena. Alle 11, il corteo ha fatto rotta verso la Prefettura che si è impegnata a stabilire un contatto con l’assessora Lucia Borsellino, inviando una nota in cui viene richiesta una risposta rapida. In assenza di un celere riscontro da Palermo, i manifestanti minacciano di tornare a protestare.
La nuova manifestazione, che segue quella decisamente più partecipata e tumultuosa dello scorso 29 settembre, è stata decisa dal comitato Salvare l’Ospedale Piemonte in conseguenza del silenzio dell’assessora Borsellino cui più volte è stato chiesto, invano, un intervento chiarificatore e definitivo sul destino del presidio. Il nodo è quello della paventata soppressione del pronto soccorso, strategico per chi vive in centro – con tempi pericolosamente lunghi, stimati in una quarantina di minuti, o un altrettanto rischioso congestionamento, se si dovesse ripiegare sul Papardo, a nord, o sul Policlinico, a sud – per fare luogo a un semplice centro di riabilitazione.
Un centinaio, o poco più, i partecipanti, con in testa Marcello Minasi, Silvano Arbuse e Donatella Mellina, rispettivamente presidente e medici del comitato Salvare l’Ospedale Piemonte; Pippo Calapai, segretario della Uil Fpl, sindacato che insieme alla Fials Medici e all’Or.Sa ha aderito alla mobilitazione; Fabrizio Calorenni, dell’Area Civati del Pd, anch’essa aderente; i consiglieri comunali Giovanna Crifò, Libero Gioveni e Nino Carreri.
A passare inosservata, oggi, non è certo stata l’assenza del sindaco, Renato Accorinti, ancora scottato dalla violenta accoglienza del 29 settembre. Né di altre sigle sindacali che, insieme al primo cittadino, come ricorda Minasi, «avevano persino sottoscritto un protocollo per il mantenimento del nosocomio». «Stamani – tuona il presidente del comitato – la gente si è presentata ancora più esasperata, perché con la chiusura del Piemonte si rischia la pelle. E i politici, che fanno finta di interessarsene, se ne infischiano. Borsellino avrebbe dovuto almeno rispondere alla lettera del sindaco oppure a quella di Franco Gabrielli, capo della Protezione civile nazionale, che si è preoccupato dell’ospedale in quanto punto di riferimento in caso di calamità naturali».
Sull’assenza degli altri sindacati e del comitato Sanidea, l’ex magistrato avanza l’ipotesi di non meglio identificati compromessi, gettando ombre pure sul Centro Neurolesi, l’Irccs, per il quale si propone la fusione con il presidio di viale Europa: «Un centro di eccellenza del Meridione che, però, è il probabile destinatario dei padiglioni aggiustati dell’ospedale, trovandoli già belli e confezionati per utilizzarli». «Sono 32mila – documenta Arbuse – gli interventi annui del pronto soccorso generale del Piemonte e 10mila quelli di ginecologia e neonatologia: come potrà eventualmente il solo Policlinico fronteggiare questa richiesta?».
Assente in corpo ma, forse, non in spirito, la Cgil, se è vero che il segretario generale, Tonino Genovese, fa ribattere al proprio ufficio stampa le dichiarazioni rilasciate lo scorso venerdì alla tv locale Tremedia: «Siamo stati sempre in prima fila. Abbiamo contestato e precisato che il Piemonte è un presidio fondamentale in centro città in termini di emergenza – urgenza, imprescindibile per un territorio così strutturato e compromesso sul piano della viabilità. Purtroppo, anche in questo caso si fermano le macchine e tutto si ammanta di una coltre di silenzio, dentro la quale probabilmente si realizzano interessi, obiettivi e scelte strategiche che non vanno nella direzione degli interessi della comunità».
Risponde presente la Federazione Nuova Destra, contestando apertamente i politici della città. «C’è chi non si presenta alle manifestazioni per incapacità d’incidere e di risolvere i veri problemi comuni, come il sindaco – attacca Franco Tiano – c’è chi si presenta e scorda di essere stato un tramite indiscusso alla Regione Siciliana e di avere acconsentito, se non contribuito, allo spreco dell’economie pubbliche in tema sanitario. C’è chi fa parte delle sigle sindacali e ha utilizzato il ruolo al servizio di se stesso e non dei lavoratori. Sono assenti anche i lupi, lupini, lupetti e i rottamatori, forse per ricucire un ruolo di dignità politica messa a dura prova da ministri e sottoministri. Era assente la città – conclude – stanca di essere presa in giro».
Asacom, cioè Assistente specialistico all'autonomia e alla comunicazione. Si tratta della persona che, dalla scuola…
Cosa ne sarà del processo Università bandita sul presunto sistema di favoritismi all’interno dell’ateneo di…
La procura di Palermo ha aperto un'indagine sui contributi regionali, a una serie di associazioni…
Sono stati individuati e denunciati per lesioni dalla polizia di Sciacca due giovani accusati di avere aggredito…
Uno stabilimento di trasformazione clandestina dell'uva è stato scoperto e sequestrato nel Trapanese dai carabinieri…
Furto nel negozio di abbigliamento New Form in via Maqueda a Palermo. I ladri hanno spaccato…