I due sono i responsabili dello sfascio che si sta abbattendo sui servizi sanitari di questa citta'. L'inspiegabile silenzio della cgil regionale e messinese
Messina: sulla sanità pubblica Renato Accorinti e Michele Vullo fanno ‘concorrenza’ al Governo Crocetta
I DUE SONO I RESPONSABILI DELLO SFASCIO CHE SI STA ABBATTENDO SUI SERVIZI SANITARI DI QUESTA CITTA’. L’INSPIEGABILE SILENZIO DELLA CGIL REGIONALE E MESSINESE
Dopo la poco edificante vicenda della Formazione professionale, a Messina si verifica un altro episodio, con al centro l’ospedale Piemonte: vicenda che dimostra come in questa città vi sia una classe dirigente approssimative ed inaffidabile. E’ un giudizio pesante, ma di gran lunga confortato dai fatti che apprendiamo osservando i fatti e leggendo tanti articoli. A cominciare da un servizio di qualche giorno fa di Rosaria Brancato, pubblicato da tempostretto.it.
Al centro della vicenda c’è la paventata chiusura dell’ospedale Piemonte. Un presidio sanitario dove il 29 settembre scorso si verificavano contemporaneamente due eventi antitetici tra loro: nel reparto maternità vedevano la luce due gemelline, Helga e Melissa, a testimoniare che in questa struttura nasceva la vita e quindi il futuro, mentre in un altro padiglione si teneva una manifestazione, organizzata dalla Cisl e dalla Uil, nella quale veniva proclamata la lotta senza quartiere in difesa del mantenimento dell’ospedale Piemonte. Ospedale che, nei piani della Regione siciliana, dovrebbe essere sbaraccato.
Nel corso dell’assemblea promossa da Cisl e Uil sono state pronunciati due propositi. Il primo dal direttore generale della locale Azienda ospedaliera, dottore Michele Vullo; la seconda da parte del Sindaco di Messina, Renato Accorinti (nella foto sopra a destra).
Il primo – Vullo – intervenendo alla seduta del Consiglio comunale di Messina dello scorso 4 agosto ha detto che il Pronto Soccorso del Piemonte è pericoloso per i pazienti stessi e ha firmato le delibere secondo stando alle quali è opportuna la chiusura e la trasformazione del nosocomio in qualcosa d’altro: cronicario, centro ambulatoriale per lungo degenti, polo materno infantile o in residenza sanitaria assistita (Rsa).
A questa dichiarazione segue la decisione del trasferimento del Punto nascite dall’ospedale Papardo al Piemonte, provocando proteste e disagi da parte degli utenti. Poco dopo lo stesso direttore generale Vullo decide di ritrasferire il Punto nascite dal Piemonte al Papardo, quale polo materno-infantile.
Insomma, un pasticcio molto simile a quello che combina a Palermo e nel resto della Sicilia il Governo regionale di Rosario Crocetta che, non a caso, ha nominato Vullo a Messina. Confusione somma scaturita anche dalle numerose iniziative del fronte della protesta mediante esposti in Procura, manifestazioni popolari ed interrogazioni parlamentari all’Assemblea regionale siciliana rivolte all’assessore alla Sanità.
Sul futuro dell’ospedale Piemonte, intanto, il direttore generale ha deciso la destinazione degli altri padiglioni a forme diverse di assistenza sanitaria. Quali? Non è dato saperlo. Anche perché Vullo una ne pensa e cento ne fa.
Il Sindaco Accorini, da parte sua, dichiarava in Consiglio comunale: Non farò chiudere l’ospedale Piemonte. Impegno categorico che, però, fa a pugni con il contenuto della lettera che lo stesso Sindaco ha indirizzato poco prima – per l’esattezza il 7 agosto – all’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino. In questa missiva è scritto: Premesso che (l’ospedale Piemonte) dovrebbe mantenere e potenziare la sua vocazione di struttura per la garanzia dell’emergenza/urgenza, ove possibile potrebbe trovare adeguato utilizzo e sviluppo anche dedicato alle attività ambulatoriali e diagnostiche, alla riabilitazione fisica, neurologica, cardiologica, respiratoria, con degenze dedicate solo per residenza sanitaria assistita, fornendo, quindi, servizi oggi assai richiesti, per i quali la centralità della struttura favorirebbe l’accesso e la fruibilità agli anziani e alle fasce più deboli.
Insomma, anche il Sindaco di Messina non sembra vere le idee molto chiare. Anzi, per essere precisi, Accorinti dimostra di essere molto simile a Crocetta, che dice una cosa e fa l’opposto (vedere Formazione professionale: “Nessuno perderà il posto di lavoro”, diceva Crocetta: oggi oltre 4 mila dipendenti della formazione sono già stati licenziati e gli altri non sono messi bene…).
Sull’iniziativa sindacale Cisl-Uil, intanto, si è scatenata una battaglia di comunicati che testimoniano dello ‘sparpagliamento’ esistente fra le varie ‘forze’ in campo. Ognuna per conto proprio, a testimonianza che non c’è alla base del dibattito un disegno di fondo comune. Esiste, purtroppo, lo ‘sparpagliamento’, come lo abbiamo definito.
Vediamole le diverse posizioni, attraverso i comunicati.
Il movimento ‘Cambiamo Messina dal basso’ afferma: Siamo certi che il Sindaco si opporrà alla eventuale chiusura (dell’ospedale Piemonte ndr). L’azione politica di questo movimento e della Giunta non vuole restare impermeabile a critiche e proteste, tuttavia ci preme far notare come alcuni esponenti politici che hanno sfilato in piazza appartengono alle stesse forze che, a Palermo come a Roma, impongono di chiudere ospedali riducendo i diritti dei cittadini.
‘Indietrononsitorna’, da parte sua, a proposito dell’iniziativa sindacale, afferma che la stessa è una vergognosa gazzarra che segna un punto di assoluto degrado del vivere civile in questa città e sulla chiusura dell’ospedale Piemonte ritiene che le evidenze scientifiche hanno dimostrato che ospedali piccoli non sono adatti ad assistere pazienti acuti con gravi patologie e che queste devono essere fronteggiate in grandi ospedali. Ormai il nosocomio deve chiudere, ma la struttura deve continuare ad erogare assistenza per tutte le emergenze che non siano codici rossi, per le patologie croniche, per la riabilitazione e per quelle attività ambulatoriali che costituiscono la maggior parte della richiesta assistenziale della popolazione e che non necessitano di ricovero.
Di fronte a questo bailamme, il segretario generale della Cisl messinese, Tonino Genovese, respinge le accuse di violenza per avere organizzato la manifestazione e sfida il Sindaco a cambiare o strappare la lettera che ha inviato alla Borsellino e che comporterebbe la chiusura dell’ospedale in quanto tale, dal momento che ha dichiarato che il Piemonte non si chiude.
In tutta la vicenda è assente una voce importante, sia tra i sostenitori della chiusura dell’ospedale Piemonte, sia tra i sostenitori del mantenimento in attività dei servizi sanitari assicurati da quel nosocomio. La voce assente è quella della Cgil messinese.
La cosa che sorprende è che l’organizzazione sindacale più rappresentativa taccia su una questione di sicuro non marginale del sistema sanitario messinese. Eppure è così. La cosa ci ha incuriosito ed abbiamo cercato le ragioni di questa mancata partecipazione sia al dibattito generale, sia alla manifestazione tenutasi nei padiglioni dell’ospedale in questione. Quando abbiamo saputo come stanno le cose, ci siamo spiegati la ‘stranezza’.
La ragione del silenzio della Cgil sulla questione è dovuta al fatto che il direttore generale, Michele Vullo – personaggio dagli orientamenti assai variabili, se non confusi ed incerti – altri non è che l’ex segretario regionale della Cgil sanità della Sicilia che, per grazia ricevuta dal governo di Rosario Crocetta, è stato nominato direttore di questa Azienda ospedaliera. Tutto spiegato, insomma, all’insegna del ‘cameratismo’ sindacale e del solito ‘consociativismo’.
Da qui il silenzio della principale organizzazione sindacale su una questione di grande rilevanza per la popolazione e per i lavoratori messinesi. Complimenti alla Cgil siciliana e messinese!
Come si può facilmente arguire dalle vicende legate all’uso di una importante infrastruttura sanitaria, la politica e la classe dirigente di questa città non ne esce affatto bene. Tanta improvvisazione, troppi interessi particolari sulla pelle della gente comune.
Tanti intrighi ed altrettante combinazioni politiche e di potere fanno della classe dirigente di Messina una realtà inadeguata, dedita alla piccola speculazione personale, senza progetto generale. Il tutto in una città che, purtroppo e con molta leggerezza, è stata dichiarata metropolitana.
Ci chiediamo e chiediamo: i Comuni della provincia di Messina dovrebbero affidare al Comune di Messina il loro destino ‘metropolitano’? Già tre città metropolitane, in Sicilia, sembrano ridicole. Ma che la Messina di Accorini e di Vullo possano fare da guida metropolitana ad altri Comuni, beh…