L'anestesista Giuseppe Luppino e il ginecologo Giovanni Cocivera sono stati arrestati con l'accusa di avere proposto, come unica soluzione per interrompere la gravidanza, di effettuare l'intervento nello studio privato di Cocivera. Per somme comprese tra i 750 e i 1200 euro. L'udienza è fissata per il 18 gennaio
Messina, processo per presunti aborti clandestini Giudizio immediato per i medici, «prove evidenti»
Fissata per il 18 gennaio davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Messina l’udienza per due medici dell’ospedale Papardo coinvolti nella vicenda dei presunti aborti clandestini. L’accusa ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il primario anestesista del reparto di Rianimazione Giuseppe Luppino e il ginecologo Giovanni Cocivera, ex consigliere comunale. È stata quindi accolta l’istanza del procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci e del sostituto Marco Accolla di saltare l’udienza preliminare e celebrare il procedimento con il rito speciale. A motivare la decisione ci sarebbero prove ritenute «evidenti» e il fatto che il tribunale del Riesame abbia deciso di mantenere per i due professionisti la misura cautelare.
I due dottori sono stati arrestati con l’accusa di avere fatto abortire delle pazienti, in violazione della normativa vigente, nello studio privato di Cocivera in cambio di soldi. Struttura che, come accertato dalla polizia di Stato, sarebbe risultata sprovvista dei requisiti igienico-sanitari e ostetrico-ginecologici previsti per legge. I due medici non devono più rispondere di illecita interruzione di gravidanza prevista dalla legge 194 del 1978, mentre per la gip Maria Vermiglio sono rimasti in piedi il peculato e la concussione per la presunta sottrazione di farmaci dal nosocomio della zona nord di Messina.
Quando scattarono gli arresti lo scorso 11 maggio per i due professionisti dell’allora azienda ospedaliera Papardo-Piemonte si scoprì che le interruzioni di gravidanza, avrebbero fruttato somme comprese tra i 750 e i 1200 euro. Interventi che sarebbero stati effettuati presso lo studio di uno dei due medici perché, secondo le indagini, i due professionisti avrebbero proposto questa soluzione come unica modalità in grado di far ottenere l’aborto in tempi brevi e comunque entro i 90 giorni di tempo dall’inizio della gravidanza. I legali dei due dottori stanno valutando di chiedere il rito abbreviato.