Sono una ventina le impronte digitali trovate nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui il boss Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza. I carabinieri, al termine di un lungo lavoro cominciato dopo la scoperta dell’appartamento poche ore dopo la cattura del padrino, hanno isolato le tracce di circa venti persone.
Alcune avrebbero frequentato il covo, mentre altre avrebbero lasciato le impronte su alcuni oggetti. Come Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede, amante storica del boss, le cui tracce sono state trovate su uno dei dvd presenti nel nascondiglio. Gentile è ai domiciliari dalla scorsa settimana con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravate. Oltre a smistare la corrispondenza del padrino, l’avrebbe incontrato in latitanza.
Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, stanno cercando di capire se la ragazza, madre di una bambina di tre anni, abbia per conto del boss svolto “missioni” a Palermo. Dalle indagini è emerso che la donna sarebbe più volte andata nel capoluogo fingendo al lavoro di stare male. Gli inquirenti, che tentano di ricostruire gli anni di latitanza del capomafia, che si sarebbe nascosto a Campobello dal 2017, sono ora al lavoro per identificare tutti quelli che sono passati per il covo o hanno avuto contatti con Matteo Messina Denaro. Il latitante- emergerebbe dagli accertamenti – avrebbe condotto per anni una vita quasi normale: frequentando persone, uscendo e viaggiando anche fuori dalla Sicilia.
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