Messina, condannato prete che molestò minore Abusi a bordo del tram, vittima reagì con schiaffo

Tre gli anni di reclusione per don Giovanni Bonfiglio riconosciuto colpevole di molestie sessuali ai danni di un ragazzino. Questa la decisione adottata dalla prima sezione penale del tribunale di Messina, presieduta dal magistrato Massimiliano Micali, che ha accolto la richiesta dell’accusa. La prima sezione ha però escluso i concetti di recidiva e continuazione, e ha stabilito per don Bonfiglio l’interdizione dagli uffici di tutela, curatela, amministrazione di sostegno avente come destinatari i minori. Deciso anche un risarcimento per le parti civili. 

I fatti risalgono a quasi quattro anni fa. Il 28 ottobre del 2014, come raccontato dal ragazzino ai poliziotti, mentre si trovava a bordo del tram, sarebbe stato costretto a «subire atti sessuali, consistiti nel toccargli le cosce, nel palpeggiarlo ripetutamente sulle parti intime, nello strofinarsi contro il suo corpo». La vicenda avvenne a bordo del mezzo veloce nei pressi della fermata degli imbarcaderi privati. Il prete fu schiaffeggiato dal ragazzino che infastidito avrebbe subito reagito. Atteggiamento che destò l’attenzione dei presenti sul tram e dei passanti. 

Sul posto arrivarono le volanti e si creò un capannello, diviso tra chi prendeva le difese dell’uno e chi dell’altro. Gli agenti portarono prete e ragazzino alla caserma Calipari. Subito dopo scattò una denuncia nei confronti del prelato per molestie sessuali e adesso dopo quattro anni è arrivato il primo grado di giudizio.


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I fatti sarebbero accaduti a ottobre 2014 vicino agli imbarcaderi privati. Il tribunale ha accolto la richiesta dell'accusa, escludendo però i concetti di recidiva e continuazione. Disposto anche un risarcimento nei confronti delle parti civili. La reazione immediata del ragazzino aveva destato scalpore tra i presenti

I fatti sarebbero accaduti a ottobre 2014 vicino agli imbarcaderi privati. Il tribunale ha accolto la richiesta dell'accusa, escludendo però i concetti di recidiva e continuazione. Disposto anche un risarcimento nei confronti delle parti civili. La reazione immediata del ragazzino aveva destato scalpore tra i presenti

I fatti sarebbero accaduti a ottobre 2014 vicino agli imbarcaderi privati. Il tribunale ha accolto la richiesta dell'accusa, escludendo però i concetti di recidiva e continuazione. Disposto anche un risarcimento nei confronti delle parti civili. La reazione immediata del ragazzino aveva destato scalpore tra i presenti

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