Per carenza di fondi chiude Casa Mosè di Messina, struttura che fino ad oggi ha accolto i migranti minori non accompagnati. Il nostro giornale, da mesi, cerca di accendere i riflettori su un settore dove la confusione regna sovrana. Magari non è il caso della struttura messinese. Che, comunque, presenta gli stessi problemi di tutti gli altri centri di accoglienza per minori: carenza di risorse finanziarie. Queste strutture dovrebbero essere sostenute economicamente dall’Unione europea e dallo Stato, se è vero che l’immigrazione è una questione internazionale. Invece sia Bruxelles, sia Roma, almeno fino ad oggi, hanno scaricato il problema sulla Sicilia. E, in particolare, sui Comuni siciliani.
Solo che i Comuni dell’Isola, tra debiti accumulati per l’irrazionale raccolta dei rifiuti e tagli nei trasferimenti di Stato e Regione, non hanno i soldi per pagare anche questo servizio. E non è un osto di poco conto: secondo il vice presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, fino a un paio di mesi addietro, i circa 350 centri dislocati in Sicilia che ospitano minori extracomunitari ammonta a oltre 70 milioni di euro all’anno.
Nel caso di Messina, poi, c’è da sottolineare che il Sindaco, Renato Accorinti, ha trovato una situazione finanziaria al limite del dissesto. Sembra che lo Stato avrebbe stanziato 120mila euro, ma i soldi non sono ancora stati contabilizzati. Così il Comune ha deciso di trasferire i minori in altri centri.
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