Messina Calcio, il fallimento e i tanti dubbi sul futuro Proto: «Bilancio pessimo e 50 giocatori a libro paga»

Il fallimento del Messina Calcio, il terzo degli ultimi 24 anni, è ormai realtà da venerdì scorso: la società guidata da Franco Proto ha infatti rinunciato a presentare ricorso per essere ammessa al prossimo campionato di serie C. La ratifica della mancata partecipazione alla terza serie avverrà nel Consiglio federale, previsto per giovedì. Un salto nel vuoto, quello della società giallorossa, che si è consumato durante gli ultimi istanti validi per presentare il ricorso: Proto non ce l’ha fatta, decidendo poi di ripercorrere i mesi trascorsi alla presidenza del club peloritano attraverso una lettera aperta.

«Una società con un pessimo bilancio, debiti ingentissimi, un libro paga nel quale figuravano i nomi di due direttori generali, quattro direttori sportivi, sei tecnici e una cinquantina di calciatori. La fidejussione – scrive Proto – non poteva venir fuori da una patologia complessa come quella che affliggeva il Messina. La squadra, per essere iscritta, aveva bisogno di una cifra vicina al milione di euro, una mole di denaro impressionante che poteva essere raggiunta solo se chi in città poteva avesse poi mantenuto le intenzioni». Queste dichiarazioni sono state messe in discussione da una lettera scritta dai calciatori, in cui viene tirato in ballo anche il presidente della Lega di serie C Gabriele Gravina: «Da sette mesi non viene pagato alcuno stipendio, addirittura ci viene chiesto di rinunciare a diverse mensilità per andare incontro alle esigenze della società. Vogliamo incontrare Gabriele Gravina che, come rappresentante della Lega, ci deve a noi spiegazioni e non ai vari giornali e programmi sportivi, in quanto ha fatto da garante per Franco Proto e quindi si deve assumere le responsabilità che si è preso».

La nota di Gravina, a tal proposito, non è tardata ad arrivare: «Voglio ricordare ai calciatori del Messina che il club di cui erano alle dipendenze è una società dotata di autonomia gestionale e finanziaria e che la Lega non ha poteri sostitutivi rispetto agli obblighi in capo ad essa nel quadro del rapporto contrattuale, ma può – sottolinea il presidente della Lega di serie C – solo operare a livello di moral suasion. È giusto ricordare che la complicità (del tutto inesistente e pretestuosa) che imputano al presidente di Lega con i loro organi societari va invece ascritta piuttosto a loro stessi, stante la concordata formalizzazione di accordi di non meglio precisate rinunce a stipendi dovuti, non sappiamo se e fino a quanto concertati con l’Aic (Associazione italiana calciatori, ndr) ma certamente del tutto sconosciuti dalla Lega». Gravina ha convocato per oggi l’Associazione italiana calciatori e i rappresentanti della società peloritana, per fare il punto sulle problematiche connesse alla non iscrizione del club al campionato di serie C. I calciatori, adesso, potranno avere accesso al Fondo di garanzia: verrà loro concessa la copertura degli stipendi mancanti, in maniera integrale.

Quanto al futuro del calcio messinese, la situazione resta nebulosa. Si parla di una possibile ripartenza dalla D, ma non è semplice: il sindaco peloritano Renato Accorinti può tentare di coinvolgere un gruppo di imprenditori con credenziali solide attraverso un bando, per poi contattare il presidente federale Carlo Tavecchio. La situazione però non è facile: per ripartire dal quarto gradino del calcio italiano servirebbero quasi 200mila euro tra tasse d’iscrizione, fidejussioni e denaro a fondo perduto. Il dato da cui ripartire è rappresentato dai 1100 tifosi che, a scatola chiusa, avevano deciso di sottoscrivere l’abbonamento per la prossima stagione. Un segno evidente di come la passione per lo sport vada ben oltre qualsiasi problematica di natura economico-finanziaria.


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