Messina, 36 ore per riparare la conduttura Irraggiungibile il numero di pronto soccorso

Messina a secco da sei giorni. Un record per nulla invidiabile nell’Occidente del 21esimo secolo, al punto da catapultare la città dello Stretto al centro delle attenzioni mediatiche di tutto il Paese, con il sindaco Renato Accorinti subissato di interviste, compresa quella di Striscia la notizia. La novità è che nel giro di 36 ore si conta di riparare la conduttura di Fiumefreddo, danneggiata dalla frana di Calatabiano di giovedì scorso. Entro sabato dovrebbe essere completato il bypass con l’acquedotto dell’Alcantara. Maltempo permettendo. Nel frattempo enti locali, esercito, marina militare e perfino privati sono pronti a far convergere sul capoluogo peloritano autobotti e navi cisterna.

La strategia da adottare è stata individuata questa mattina nel corso di un vertice istituzionale in prefettura. Sotto il profilo squisitamente tecnico, le strade da percorrere sono due: la messa in sicurezza e il consolidamento del terreno circostante la condotta danneggiata, da un lato; la realizzazione di un bypass dal luogo della frana fino all’acquedotto dell’Alcantara, all’altezza di Alì, dall’altro. Nel primo caso, gli interventi si potrebbero concludere nelle prossime 36 ore, come comunica palazzo del Governo dopo aver sentito l’Amam, salvo complicazioni dovute alle condizioni meteorologiche avverse. Dovrebbero occorrere tre giorni, a partire da questa mattina, per la realizzazione del bypass. «Questi sono i tempi tecnici richiesti», precisa Leonardo Termini, presidente dell’azienda acquedotto messinese, scottato dai proclami ottimistici dei giorni scorsi. Al bypass si lavora da questa mattina, dopo il via libera di Sicilia acque, che gestisce l’acquedotto dell’Alcantara.

Per far fronte all’emergenza nell’immediato, sono state valutate esigenze legate alla sicurezza, alla sanità, all’erogazione dei servizi pubblici essenziali e alla tutela delle fasce deboli della popolazione. «Sia per rendere più efficaci gli interventi, sia per garantire una migliore distribuzione dei punti di rifornimento alla popolazione – comunicano dalla prefettura –si è convenuto di incrementare il numero dei mezzi necessari al rifornimento con l’ausilio della protezione civile regionale e di altri enti che hanno offerto la propria disponibilità». Stefano Trotta ha chiesto al dipartimento regionale della Protezione civile e all’esercito di mettere a disposizione un congruo numero di autobotti, informando Renato Accorinti della possibilità, prospettata dall’Autorità portuale, di richiedere alla società napoletana Marnavi l’utilizzo di una cisterna della capacità di cinquemila tonnellate con immissione diretta nelle condotte idriche. 

«Le navi cisterna della marina e degli armatori privati – conferma Termini – potranno immettere l’acqua direttamente nel serbatoio di torre Vittoria». Le autobotti – anche privati cittadini ne hanno a messo a disposizione di proprie, telefonando in Comune insieme ai tanti cittadini esasperati dall’emergenza idrica – dovranno rifornire prioritariamente i punti sensibili come le strutture sanitarie. «Chiediamo l’intervento di mezzi dell’esercito, della marina, ma anche di altri Comuni, pure quelli della Calabria», aggiunge il sindaco, proprio mentre telefonicamente incassa il rifiuto dovuto alla carenza di mezzi del collega di Milazzo. Accorinti dà la colpa al dissesto idrogeologico: «Il direttore generale dell’Amam, Luigi La Rosa, mi ha detto che in 33 anni di attività non si è mai trovato davanti a una situazione simile. Noi siamo parte lesa, come nel caso di Giampilieri. Il riconoscimento dello stato di calamità naturale ci permetterà di ottenere le risorse necessarie alla messa in sicurezza del territorio».

Territorio, quello di Calatabiano, catalogato come zona ad altissimo rischio dalla Protezione civile. Un dramma annunciato, insomma, per il quale ci si chiede perché non si sia intervenuto preventivamente. Anche perché nella conferenza dei capigruppo riunitasi con il primo cittadino a palazzo Zanca è emerso come autobotti e navi possano risultare insufficienti, visto che gran parte dell’acqua recuperata potrebbe non essere ancora potabilizzata. Altro inconveniente che potrebbe rimandarne la disponibilità a non prima delle prossime 24 ore. Tra i tanti misteri, anche quello sulle ragioni per cui il ministero dell’Interno sia stato tenuto all’oscuro di tutto, come ammesso dallo stesso Angelino Alfano: «Doveva essere il prefetto a contattare tutto il mondo», commenta Accorinti. Il primo cittadino e Termini difendono, infine, il loro operato: «Mercoledì la saldatura della condotta era ultimata ma poi la frana si è rimessa in moto. Non immettendo acqua nella conduttura abbiamo evitato un dramma di ben altre proporzioni». «Le nostre ruspe, in ogni caso, erano pronte già venerdì scorso. A fermarle è stata un’ordinanza del sindaco di Calatabiano», precisa il presidente dell’Amam.

Restano attivi i punti di distribuzione dell’acqua all’ex gasometro e all’autoparco municipale. Sebbene sia emersa la necessità di creare ulteriori punti mobili nelle zone maggiormente scoperte. Il Comune di Messina ha pure attivato una linea telefonica di pronto soccorso sociale. Purtroppo il numero indicato – 335.6986510 – risulta irraggiungibile.


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La città è a secco da sei giorni. Entro sabato dovrebbe essere completato il bypass con l’acquedotto dell’Alcantara. Intanto le istituzioni, tra le polemiche interne, chiedono aiuto a tutti: privati, protezione civile ed esercito. Una possibilità è la cisterna da cinquemila tonnellate della società napoletana Marnavi

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