Meno pilu per tutti per dire no alle pellicce Lush contro «una moda inutile e crudele»

«Meno pilu per tutti». Non è l’ultima versione di un noto tormentone comico, ma il nome di una nuova campagna di sensibilizzazione contro l’utilizzo di capi in pelliccia o con inserti di pelo animale. A lanciarla è Lush, catena britannica di cosmetici artigianali e biologici – ma soprattutto eco-friendly e assolutamente cruelty-free – che con l’arrivo dell’inverno si propone una serie di iniziative di forte impatto per informare i giovani su una moda «inutile e crudele». Tutte nel loro inconfondibile stile, divertente ed irriverente, realizzate in collaborazione con Animal Amnesty, organizzazione per la tutela dei diritti degli animali nata dopo l’esperienza di Occupy Green Hill, movimento per la chiusura dell’allevamento lager di cani beagle destinati alla sperimentazione farmaceutica. Tutte con un solo scopo: dire no alle pellicce, con una petizione online e una raccolta fondi, ma anche tramite gesti decisamente più singolari come vetrine con impronte insanguinate, scene del crimine e raccolta di «pelo superfluo». A cui chiunque può partecipare con quattro piccoli gesti.

Vi siete mai chiesti «quante vite ci sono nei vostri colli di pelo o nelle vostre pellicce»? Ma sopratutto, siete sicuri che quelli che avete acquistato come sintetici siano davvero finti? Sono queste le domande su cui la catena inglese – da sempre apertamente schierata contro la sperimentazione cosmetica sugli animali e dalla parte dei loro diritti – invita a riflettere quando arrivano i primi freddi. Periodo in cui sugli scaffali di negozi e boutique appaiono cappotti, giubbini e maglioni arricchiti con inserti pelosi su colletti, cappucci e polsini, tornati in auge nei capi d’abbigliamento invernali e considerati all’ultimo grido soprattutto dalle giovanissime. Che forse però non sanno che per realizzare il collo di un solo cappottino serve la pelliccia di quattro orsetti lavatori. «Ogni anno – si legge sul sito di Lush Italia – più di un miliardo di visoni, volpi, cani, procioni, conigli, cincillà, foche e altri animali, vengono uccisi per il loro pelo. Questi animali trascorrono la vita in gabbie microscopiche e sporche per poi essere uccisi nei modi più cruenti, se non addirittura scuoiati vivi. Oppure vengono braccati in natura, strappati al proprio habitat e alle loro famiglie e uccisi barbaramente».

«Per essere alla moda non bisogna uccidere gli animali», afferma Sivia Cannata, della bottega Lush di Catania. «Ci sono tanti altri modi per essere belli ed avere un outfit perfetto senza che a farne le spese siano degli esseri viventi che non sono nati per diventare una pelliccia». Per combattere quella che definiscono una «inutile sofferenza per gli animali in nome di una moda crudele», la catena inglese ha organizzato una serie di iniziative in tutta Italia. Tra cui il flash mob di lancio della campagna dello scorso 7 novembre, davanti alla bottega di via Dante, nel centro di Milano. Qui, è stata allestita una scena del crimine in cui la vittima non era una persona, ma un animale. A terra, infatti, è stata tracciata la sagoma di una volpe. Sul posto c’erano anche gli agenti in stile Csi, intenti a scovare l’assassino. I reperti dell’indagine? Gli inserti di pelliccia sugli indumenti dei passanti. Oppure la performance shock – che si è svolta lo scorso week-end anche nella bottega catanese all’interno del Centro Sicilia – in cui i clienti delle botteghe Lush venivano invitati ad intingere le mani nella tempera rossa per lasciare l’impronta di una «zampa insanguinata» sulla vetrina. «Per imprimere un segno e fare simbolicamente la propria parte», sottolinea Cannata.

Ma non finisce qui. La campagna Meno pilu per tutti è un progetto continuativo e tutti sono invitati a dare il proprio contributo. Basta firmare – entro la fine di novembre – la petizione, recandosi nelle botteghe Lush o collegandosi sul sito. Oppure acquistando – al prezzo di venti euro – la crema Sua bontà, il cui ricavato verrà interamente devoluto per finanziare Venus without furs, un progetto di educazione animalista rivolto ai ragazzi delle scuole per dire no alle pellicce. Infine, «per chi ha sbagliato ma vuole riparare all’errore – spiega Silvia Cannata – è possibile abbandonare i propri capi in pelliccia nelle nostre botteghe: li utilizzeremo per scaldare i cuccioli rimasti orfani». Ma soprattutto, bisogna «non comprare mai una giacca di pelo vero – raccomandano sul sito internet – e, se hai anche il minimo dubbio che non sia sintetico, comprane una che non ce l’abbia».

«Le nostre – sottolinea Cannata – sono iniziative dove le persone sono protagoniste. Chi sceglie di sostenere attivamente i nostri progetti prende parte ad una protesta diventando, in un certo senso, anche un attivista per una giusta causa. E tutti ne traggono beneficio, animali compresi». Anche per imparare ad essere alla moda senza «fare la pelle» ai nostri amici pelosi.

[Foto di Catania Lush su Facebook]


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La nota catena di negozi di cosmesi naturale e cruelty-free lancia una campagna di sensibilizzazione contro i capi in pelo animale. Con una serie di iniziative in tutta Italia, tra cui anche Catania. Una petizione, un prodotto per finanziare un progetto animalista rivolto ai ragazzi delle scuole e la raccolta di colli, cappucci e giubbini pelosi, che «serviranno a scaldare i cuccioli rimasti orfani», spiegano dalla bottega catanese a CTzen

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