Mela proibita/ Cascio, Miccichè e la presidenza della Regione siciliana che non avranno mai

Il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, esponente di spicco del Pdl, dice che non si candiderà alla guida di Palazzo d’Orleans, la sede della presidenza della Regione. “Non mi candiderò, non ci penso nemmeno”. E ha ragione, perché i siciliani non ci pensano nemmeno a votarlo.

Lo stesso Cascio dice di condividere l’invito – lanciato con appena quattro anni di ritardo – da Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud, alla riunificazione del centrodestra. Quello che il presidente dell’Ars non condivide è una riunificazione del centrodestra siciliano per candidare lo stesso Micicchè alla presidenza della Regione.

Noi vorremmo tranquillizzare sia Cascio, sia Miccichè: non sappiamo se tutt’e due, o uno dei due sarà candidato alla guida della Sicilia. Ma possiamo assicurargli, fin da adesso, che né l’uno, né l’altro verranno mai eletti alla presidenza della Regione. Per un motivo semplice: perché non ci sono più i partiti. Soprattutto in Sicilia.

I partiti del centrodestra siciliano potrebbero pure riunificarsi. E magari presentare un candidato alla guida della Sicilia. Ma gli elettori non li seguirebbero. Quello che ha vinto le elezioni politiche nel 2001 con il celebre 61 a zero, prima che un’alleanza dei partiti di centrodestra, era un blocco sociale. Che aveva a disposizione ingenti risorse finanziarie, in parte fornite da Berlusconi e in parte dalla Regione.

Oggi, in Sicilia, non c’è più il blocco sociale. E non ci sono più né i soldi di Berlusconi, né i soldi della Regione.

Foto di Gianfranco Miccichè tratta da guidasicilia.it

Foto di Francesco Cascio tratta da perlacittà.it


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