Meglio un giorno da occupante che cento da emigrante

L’aula E di Fisica è ancora occupata, e da ben 9 giorni continua a essere un po’ il centro operativo della protesta a Catania. E proprio in quest’aula è previsto per oggi  pomeriggio un incontro dell’intero Movimento Studentesco Catanese (MSC).

Dopo la giornata di ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) e la votazione alla Camera, non sembra essersi persa la voglia di manifestare“, ci dice al telefono Marco Scalisi del collettivo di Fisica. “A riprova di questo, c’è da dire che una semplice riunione di collettivo, che prevedeva la presenza di una ventina di persone, si è trasformata in una assemblea molto partecipata“. Sono intervenuti molti studenti delle varie facoltà scientifiche. Così è stata presa la decisione: l’occupazione continua, soprattutto grazie a un gruppo attivo di almeno 15 persone: “Ma anche grazie all’appoggio dei docenti possiamo permetterci di non essere sempre in grande numero ad occupare l’aula“, ci dice Marco, con ottimismo. L’ipotesi più probabile è che si continui più o meno con questa forma di protesta fino al 9 dicembre, quando c’è la possibilità che si voti il Ddl in Senato. Si farà, forse, un’altra grande manifestazione, ma le decisioni verranno prese insieme all’intero Movimento Studentesco Catanese, domani alle 18.
L’MSC sta mantenendo i contatti con i vari atenei italiani e i gruppi studenteschi organizzati, e coordinandosi con questi, deciderà il da farsi a Catania.

Determinati a non smobilitare i manifestanti che hanno occupato ieri nel primo pomeriggio la facoltà di Scienze Politiche. Qui niente occupazione notturna, ma gli studenti cominceranno, a partire da stamattina, a mantere presidi permanenti diurni nelle due aule occupate (P e O), che rimarranno attivi fino alla votazione della fiducia al Governo in Parlamento: “I manifestanti si concentreranno su azioni fuori dalla facoltà e su iniziative autogestite come la didattica dal basso, con lezioni aperte, tenute dai ricercatori indisponibili”, spiega Matteo Iannitti (MSC).  In ogni caso, fino al 14 dicembre, non interromperanno l’occupazione diurna delle aule, che presidieranno per tutto l’orario di apertura della facoltà. Giuseppe Piazza, consigliere di facoltà tra le schiere dell’Udu, aggiunge: “Cercheremo di coinvolgere gli studenti, i professori e i ricercatori in assemblee che organizzeremo e durante le quali ci aspettiamo la massima partecipazione, anche se alcune lezioni universitarie riprenderanno”.

Al contrario degli studenti di Medicina, che durante l’occupazione di ieri del tetto del Policlinico hanno potuto contare sul sostegno del preside, i ragazzi di Scienze Politiche lamentano l’ostruzionismo della presidenza: “Dopo l’incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr) con il preside Barone, che sulle prime si era dimostrato ostile nel permettere l’occupazione delle aule – racconta Iannitti – abbiamo invaso ed occupato comunque le aule P e O, ora diciamo che non ci ostacola, anche se rimane titubante“. Solidarietà da parte dei docenti, che in molti hanno sostenuto il blocco della didattica interrompendo le lezioni. Invece, ha continuato a lavorare normalmente il personale tecnico-amministrativo.

Simile la situazione a Chimica, dove prosegue, tra dibattiti e proiezioni, l’occupazione dell’aula magna del dipartimento di Scienze e tecnologie chimiche e dove è prevista, nelle prossime ore, una riunione aperta a tutti gli studenti della Cittadella universitaria.

Gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia sono stati i primi, a Catania, a raccogliere l’invito della Rete 29 Aprile e a salire sul tetto per protesta. Sono stati ospitati dalla terrazza del Policlinico, finché hanno deciso di scendere per partecipare alla grande manifestazione del 30 novembre, e di non tornarci, almeno per il momento. Edoardo Cicero, membro del collettivo Lupus, non nasconde la delusione per l’approvazione del disegno di legge Gelmini alla Camera: “Stiamo tentando di assorbire il colpo, perché in Parlamento è come se ci avessero dimostrato che una mobilitazione così massiccia non è servita a niente”. Ma la necessità di continuare è forte, perché “è necessario tenere alta l’attenzione degli studenti, magari con forme di protesta più incisive, in attesa del giorno in cui la riforma sarà al vaglio del Senato”.

Noi abbiamo intenzione di proporre un mail bombing a Napolitano: in fondo, la legge sarà lui a firmarla. E poi, pensiamo a una grande protesta nell’area scientifica, cioè Cittadella e Policlinico”, continua. “Per quanto riguarda Medicina, alle 14 ci sarà un’assemblea studentesca, sempre al Policlinico. Mi piacerebbe che parlassero anche studenti di Futuro e Libertà e dell’MPA, affinché espongano i loro punti a favore della riforma”. Le ragioni sono semplici: “In primo luogo, gli studenti devono avere una visione d’insieme del Ddl; e poi, c’è una parte del Paese che questa riforma la vuole, vogliamo capire perché e quali sono i punti di debolezza e quelli di forza della nostra mobilitazione”.

Spostandoci sul fronte delle scuole superiori, al Liceo scientifico “Boggio Lera” da lunedì è in atto la cogestione, proclamata dai rappresentanti con il benestare del Preside dell’istituto. Si svolgono soltanto le prime due ore di lezione, poi si passa a gruppi di studio misti che coinvolgono anche i docenti. Senza dubbio, la riforma Gelmini è uno degli argomenti più gettonati, così come la situazione politica attuale. I docenti, che alle volte fanno anche da moderatori, nei giorni scorsi sono stati attivi nelle discussioni dei gruppi formati dai ragazzi.
Lo stato di cogestione – interrotto solo martedì, per permettere ad un maggior numero di studenti di prendere parte al corteo – durerà fino a sabato, giorno in cui si terrà un’assemblea d’istituto.

Diversa la situazione al Liceo classico “Spedalieri”, dove oggi sono riprese regolarmente le lezioni. “Lo Spedalieri, anche se in maniera discontinua, protesta da ben tre mesi. Da oggi cambiamo metodo”, spiega Alice Billò, rappresentante del Collettivo Spedalieri. “Finora, alla nostra autogestione hanno partecipato anche i professori, da domani staremo in classe normalmente, ma ogni docente ci dedicherà mezz’ora per parlarci della riforma”.
        
Intanto le proteste continuano anche a Roma. Ai tanti ricercatori della capitale sul tetto della facoltà di Architettura, nei prossimi giorni si uniranno a turno i colleghi degli altri atenei italiani. I ricercatori della Rete29Aprile hanno infatti deciso di restare fino alla discussione del Ddl in Senato. Una data imprecisata, ma non troppo lontana nelle intenzioni della maggioranza. Dopo il 14 dicembre – giorno in cui si voterà la fiducia al governo – potrebbe essere troppo tardi. La prima notte dopo il sì della Camera è servita agli abitanti del tetto per raccogliere le idee e decidere nuove forme di protesta. Un’idea è quella di proporre un ciclo di conferenze sulle parole chiave della riforma. Baronie, merito, valutazione, tra le tante. Termini, secondo i ricercatori, il cui significato è stato stravolto – se non ribaltato – dal Ddl e dalle polemiche politiche. Ma intanto nella capitale non si fermano nemmeno le manifestazioni degli studenti. Nonostante abbiano perso una battaglia, o forse proprio per quello, nella giornata di ieri c’è stata una nuova ondata di occupazioni. Dal rettorato di Tor Vergata a quattro licei cittadini. Occupata anche la sede del Dams, dove ieri sera i ragazzi hanno proiettato senza sosta i film del regista Mario Monicelli, morto suicida lunedì.

Anche nel resto d’Italia l’approvazione della riforma alla Camera non ha scoraggiato i manifestanti. A partire dalla notte, sono riprese le occupazioni – come all’Accademia di Brera a Milano – e i cortei. A Firenze, gli organi di governo e di gestione della facoltà di Architettura hanno dato le dimissioni.


Foto di Claudio Fabrizi per Neda Free Reports.

(*Hanno collaborato: Claudia Campese, Perla Maria Gubernale, Federica Motta, Leandro Perrotta, Luisa Santangelo, Ramona Tafuri, Carmen Valisano)


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