Megaservice, Ingroia a Trapani per fare pulizia?

ALL’EX PM, NOMINATO COMMISSARIO, IL COMPITO DI FAR LUCE SUL BUCO DI 4 MILIONI DI EURO, SULLA LIQUIDAZIONE DELLA PARTECIPATA MENTRE ALLA PROVINCIA “PASCOLANO” PIÙ DIRIGENTI DI TORINO E MILANO MESSI INSIEME

Con l’avvento di Antonio Ingroia a commissario straordinario della Provincia regionale di Trapani sono in tanti a cominciare a tremare. Ingroia ha risposto alla chiamata del presidente della Regione, Rosario Crocetta, sommando il nuovo ruolo al precedente di commissario di Sicilia e-servizi. Su tutte le nomine dei commissari delle Province pesa l’ombra dell’illegittimità. L’ex Pm dovrebbe restare in carica sino a giugno a meno che non salti la riforma che abolisce le Province.

“In fondo, oggi come ieri in magistratura, sono al lavoro per fare pulizia”, ha dichiarato alla stampa nel commentare l’incarico a Trapani. E di lavoro ce n’è nella Provincia di Trapani, già sotto i riflettori per i sospetti di gestione allegra e clientelare che potrebbe vedere coinvolti sia il consiglio provinciale, o parte di esso, sia la giunta e l’ultimo presidente eletto, Mimmo Turano, attuale parlamentare dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana.

Non è un caso che a tremare sia proprio Turano, che, infatti, non ha accolto troppo bene la nomina di Ingroia a commissario della Provincia di Trapani. Anzi, appresa la notizia, ha messo da parte l’aplomb, si è scomposto dichiarando apertamente il suo dissenso. E chiedendo un intervento al segretario del partito Giovanni Pistorio ed all’assessore al ramo (Udc anche lei) Patrizia Valenti. Cos’ha da nascondere il parlamentare alcamese? Perché tanto rumore per una nomina che dovrebbe essere accolta con un respiro di sollievo da tutti coloro che credono nella legalità?

Dalle colonne di questo giornale abbiamo più volte posto all’attenzione i tanti punti oscuri nella gestione della Megaservice, società partecipata interamente dalla Provincia regionale di Trapani. Adesso è giunto il momento di fare chiarezza sull’intera vicenda che ha dell’incredibile per come è stata “accompagnata” alla liquidazione. Ed Ingroia, forte dell’esperienza di magistrato, sarà sicuramente l’uomo giusto per mandare a casa tutti i responsabili dello sperpero dei soldi pubblici.

Non è solo la politica del territorio che sarebbe responsabile: potrebbe aprirsi un fronte anche tra i burocrati, che avrebbero fatto il bello ed il cattivo tempo. Tutti elementi da verificare e suffragare con riscontri e prove concrete. I dubbi però ci sono e sono pesanti. Non a caso l’uscente commissario straordinario, Darco Pellos, ha avviato l’azione sociale di responsabilità nei confronti del precedente Consiglio di amministrazione della Megaservice, del Consiglio provinciale e della Giunta provinciale che mira ad accertare eventuali omissioni che hanno causato le perdite di bilancio.

Come vi abbiamo già riferito in un precedente articolo, vi sono in atto indagini più ampie da parte delle autorità inquirenti per far luce sulla gestione nel complesso della Provincia di Trapani sotto la guida dell’ultimo presidente eletto, Mimmo Turano. Indagini che, se collegate con i mancati controlli analoghi e le esternalizzazioni delle commesse sottratte alla Megaservice, potrebbero portare a stanare eventuali comportamenti illegittimi ed illeciti perpetrati nella gestione della menzionata società partecipata al cento per cento dalla Provincia di Trapani.

Scelte politiche, azione amministrativa degli uffici e mancato controllo analogo in violazione delle regole di efficienza, economicità, efficacia in cui si compendia il principio del c.d. “buon andamento” e della “sana gestione” ai quali deve essere improntata l’azione di qualsiasi amministrazione pubblica.

Inoltre, meno di un anno fa, la Prefettura di Trapani ha istituito una commissione per compiere un atto ispettivo alla Provincia regionale di Trapani e verificare l’eventuale ingerenza della mafia in seno alla Giunta, guidata fino ad agosto 2012, come ricordato, dal deputato regionale dell’Udc, Mimmo Turano, e al Consiglio, presieduto da Peppe Poma, fino al novembre 2012 esponente dei centristi.

Gli ispettori, raccontano le cronache, hanno passato al setaccio, in particolare, tutti gli atti compiuti da consiglieri e membri della giunta implicati, a vario titolo, in inchieste di mafia. Solamente gli inquirenti potranno dimostrare se vi siano collegamenti diretti tra la gestione allegra e spensierata della Megaservice, che ha portato al buco di oltre 4 milioni di euro, ed un certo modo di fare politica, strettamente collegata e collusa con ambienti mafiosi. Un dato è inconfutabile, nella città capitale del potere economico-mafioso-massonico, l’orologio muove lentamente le lancette. Adesso con Ingroia molti equilibri e certi silenzi potrebbero sgretolarsi nella corsa verso la legalità.

Ed ancora, mentre si pone in liquidazione la società partecipata al cento per cento per crisi aziendale, si scopre che la provincia regionale di Trapani è tra le più burocratizzate e spendaccione d’Italia. Terreno fertile nel passato di politici e amministratori che hanno sguazzato con i fondi pubblici e dove, pare, la Spending review non sia stata applicata fino in fondo. Eppure da qualche anno è commissariata. Commissari straordinari inviati dal Governo regionale di turno con il compito di mettere in riga tutto e tutti, senza riuscirci. Chissà perché?

La vicenda della Megaservice, ritornata alla ribalta delle cronache con la vertenza che ha riguardato sessantasei dipendenti, tra impiegati e maestranze, ritrovatisi in balia delle procedure, delle istituzioni e della burocrazia, senza soldi né lavoro, ne è l’emblematico esempio. La burocrazia della provincia di Trapani, come emerge da un articolo di qualche giorno fa pubblicato dal quotidiano online Lasberla.com, avrebbe un numero di dirigenti pari a quello della Provincia di Roma ed un organigramma funzionale come le Province di Torino e Milano messe insieme, pur avendo una popolazione poco al di sopra di quattrocento mila abitanti secondo i recenti dati statistici elaborati dall’Istat.

Eppure la Provincia di Milano annovera una la popolazione di oltre tre milioni di residenti. Mentre sono circa due milioni e trecentomila i residenti nella Provincia di Torino. A Roma e provincia si contano poi circa quattro milioni di residenti. Dati che danno una dimensione della follia nell’organizzazione degli uffici e nella strutturazione del personale dirigente che opera nella Provincia di Trapani.

Questo stato di cose porta ad una verità: si pagano consequenziali esorbitanti indennità per le posizioni organizzative, con emolumenti corrisposti in aggiunta allo stipendio, senza considerare che l’organico delle posizioni organizzative, in qualche settore, è sovradimensionato e che, spesso, la responsabilità affidata non corrisponde, per difetto o per eccesso, alle effettive esigenze dell’ente.

Anche il precedente Commissario straordinario, Pellos, velocemente spedito a Roma, che ha ereditato funzioni e cariche apicali, non sarebbe riuscito ad incidere, più di tanto, sulla politica del personale e sulla riorganizzazione delle funzioni e responsabilità, nella direzione della riduzione dei costi pubblici. Ingroia ha una bella gatta da pelare. Riuscirà ad attuare la Spending review sul personale in eccesso della Provincia regionale di Trapani?

Questo quadro sovradimensionato della burocrazia ha forse fatto comodo ai politici di turno che hanno gestito nel passato recente le risorse pubbliche? E’ solamente un caso che da un certo momento in poi gli appalti per le opere di manutenzione stradale e degli edifici scolastici della Provincia siano stati esternalizzati a società private anziché assegnaste in house providing alla Megaservice? E’ forse un caso che le pulizia all’aeroporto di Birgi siano state affidate a società esterna dall’Airgest, società a partecipazione di maggioranza della Regione siciliana, penalizzando gli operai della Megaservice? E’ un caso che da un certo momento in poi la politica al governo della Provincia e pare di parte della burocrazia abbiano disegnato un percorso di esclusione dai finanziamenti, che ha portato alla liquidazione della Megaservice?

A chi ha fatto comodo la chiusura delle attività affidate un tempo alla società di proprietà al cento per cento della provincia e l’esternalizzazione dei servizi e degli appalti? E come mai il denaro è venuto a mancare solamente per gli operai della Megaservice e non per il resto? Tutti interrogativi che meriterebbero una risposta perché di mezzo ci sono le risorse pubbliche e le sorti lavorative di sessantasei padri di famiglia, svegliatisi un bel giorno con l’incubo del posto di lavoro perduto senza alcuna responsabilità. In questo il Commissario straordinario Ingroia può far luce sugli accadimenti, sempre se gliene daranno la possibilità, date le pressioni che potrebbe trovare sul territorio.

Torniamo alla vicenda della Megaservice che resta poco chiara. Sono diverse le criticità che emergerebbero da un’attenta lettura dei fatti. L’assenza del controllo analogo da parte dell’ente, condizione peraltro riconosciuta anche dalla Provincia, avrebbe inciso in maniera determinante allo stato di crisi ed alla successiva messa in liquidazione. Chi avrebbe dovuto controllare non lo ha fatto, perché? Eppure il quadro normativo parla chiaro. L’art.147 quater del Testo unico sugli enti locali (Tuel) introdotto dall’art. 3, comma n.1, lettera d) del decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213 e in vigore dall’ 8 dicembre 2012, richiede all’ente locale di definire, secondo la propria autonomia organizzativa, un sistema di controlli sulle società non quotate, partecipate dallo stesso ente locale. Tali controlli sono esercitati dalle strutture proprie dell’ente locale, che ne sono responsabili.

L’ente locale deve definire preventivamente nella relazione previsionale e programmatica gli obiettivi gestionali a cui deve tendere la società partecipata, secondo parametri qualitativi e quantitativi, e organizza un idoneo sistema informativo finalizzato a rilevare i rapporti finanziari tra l’ente proprietario e la società, la situazione contabile, gestionale e organizzativa della società, i contratti di servizio, la qualità dei servizi, il rispetto delle norme di legge sui vincoli di finanza pubblica. Inoltre, sulla base delle informazioni raccolte l’ente locale deve effettuare il monitoraggio periodico sull’andamento delle società non quotate partecipate, analizzare gli scostamenti rispetto agli obiettivi assegnati, individuare le opportune azioni correttive, anche in riferimento a possibili squilibri economico-finanziari rilevanti per il bilancio dell’ente.

I risultati complessivi della gestione dell’ente locale e delle aziende non quotate partecipate devono essere rilevati mediante bilancio consolidato, secondo la competenza economica. Tutti questi atti dal 2009 in poi per la Megaservice, partecipata al cento per cento dalla provincia regionale di Trapani non sarebbero stati effettuati, lo ribadiamo, perché? A chi avrebbe giovato il mancato controllo analogo? Si configurerebbero responsabilità di altra natura nei confronti dei soggetti deputati allo svolgimento dei controlli previsti dalla citata normativa?

Sui requisiti che devono sussistere per ritenere legittimo l’affidamento in house in favore di una società partecipata da più enti pubblici si è espresso anche il Consiglio di Stato, Sezione V, con la sentenza n. 5082 del 26.08.2009. Richiamiamo uno stralcio della sentenza richiamata.

“La giurisprudenza amministrativa, recependo le indicazioni della giurisprudenza comunitaria, ha rimarcato che il controllo analogo, idoneo ad escludere la sostanziale terzietà dell’affidatario domestico rispetto al soggetto affidante, é da escludere in presenza di un potere assoluto di direzione, coordinamento e supervisione dell’attività del soggetto partecipato da parte dell’ente controllante-affidante che consenta a quest’ultimo di dettare le linee strategiche e di influire in modo effettivo ed immediato sulle decisioni dell’affidatario. Risulta quindi indispensabile che le decisioni più importanti siano sempre sottoposte al vaglio preventivo dell’ente affidante o, in caso di in house frazionato, della totalità degli enti pubblici soci”.

L’assenza di tali controlli, dicevamo, è stata determinante per la condizione di crisi della Megaservice, come, peraltro, l’esternalizzazione decisa dalla Giunta provinciale. La fase di esternalizzazione contemporanea allo stato di crisi, sarebbe una diretta conseguenza dell’assenza del controllo analogo. Avrebbe inciso pesantemente non rilevare, in questa condizione borderline, la necessità dell’acquisizione da parte della società di nuove e diverse categorie di iscrizione lavori per ampliarne le possibilità di accesso. Così com’era possibile, in alternativa, prevedere affidamenti di servizi aggiuntivi.

Da quello che emergerebbe dalla vicenda, che presenterebbe diversi lati poco chiari, si sarebbe riscontrata persino l’assenza da parte degli apparati tecnici della provincia di possibili stralci esecutivi da assegnare alla Megaservice in merito a progetti di rilevanti importi. La decisione politica, difatti, avrebbe portato poi a preferire esternalizzazioni in una unica soluzione. Poco chiare resterebbero, inoltre, le ragioni che avrebbero condotto alla liquidazione della società che per chiarezza d’informazione afferiscono al periodo precedente alla gestione del commissario Darco Pellos.

Altra criticità rilevabile concerne la gestione degli appalti dell’Airgest, alcuni dei quali sarebbero potuti andare a Megaservice anziché assegnarli all’esterno, tenuto conto che all’epoca dei fatti il cinquantuno per cento della proprietà era in mano alla provincia di Trapani. Ed il paradosso è che il presidente della Megaservice era anche componente di Airgest. Sarebbe bastato magari un protocollo d’intesa, ma la scelta è andata altrove per privilegiare interessi territoriali e possibili clientele nel settore edile. La solita Sicilia, la solita provincia di Trapani, la solita storia di gattopardiana memoria.

 

 


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