In questi mesi li hanno definiti ricorrenti, ricorsisti, soprannumero, ammessi con riserva. «Adesso finalmente si parlerà di loro come studenti». Sono i 500 allievi che hanno presentato ricorso per accedere a Medicina a Catania. «I giudici hanno sciolto la riserva la scorsa settimana: sono ammessi a tutti gli effetti», spiega Giovanni Timpanaro, delegato per il diritto allo studio dell’Unione degli universitari etneo. Il sindacato studentesco ha avviato lo scorso anno un maxi-ricorso che per Unict ha raccolto centinaia di adesioni. In prima battuta il Tribunale amministrativo regionale ha accolto la loro richiesta, costringendo l’ateneo a inserirli tra gli studenti.
La decisione definitiva è giunta dopo un anno passato con il timore di vedere annullati sia gli esami sostenuti che la speranza di poter continuare gli studi nell’ambito medico. E con la paura per un contro-ricorso presentato da alcuni colleghi. Il gruppo di 500 allievi ha espresso il proprio malessere anche in una lettera inviata alla ministra Maria Elena Boschi. «In questi mesi siamo stati trattati come gli ultimi, quelli che avevano la possibilità di studiare solo grazie ad una sentenza amministrativa – hanno scritto – quelli che causavano disagio all’università, diversi solo perché non tutti avevamo la possibilità di poter investire migliaia di euro per un corso di preparazione». «Del gruppo da noi seguito è passato al secondo anno più dell’85 per cento», tiene a precisare Timpanaro. «Così hanno dimostrato sul campo il loro merito».
Non vogliamo che si pensi al ricorso come un escamotage per aggirare l’ammissione
Quello che dispiace «è che nessuno si è voluto prendere la responsabilità di sciogliere prima la riserva», lamenta il responsabile riferendosi al rettore Giacomo Pignataro. Il magnifico, infatti, più volte è stato sollecitato dall’Udu ad anticipare la decisione dei giudici, ammettendo con un decreto proprio gli studenti. Una strada che i vertici universitari non hanno seguito, attendendo invece il completamento dell’iter giudiziario.
Quest’anno il sindacato ha deciso di non avviare una seconda edizione del maxi-ricorso. «Non vogliamo che si pensi al ricorso come un escamotage per aggirare l’ammissione – sostiene – Non vogliamo strumentalizzare questa vicenda, avremmo svilito la battaglia che stiamo portando avanti in tutta Italia». Ossia la fine del numero chiuso come strumento per l’accesso all’università. «È un sistema che va abbattuto e non aggirato», precisa Giovanni Timpanaro. «Il ministero fa i conti con noi da anni – conclude con un sorriso – Ogni volta riusciamo a smontare un pezzo dell’ingranaggio. E anche stavolta ce l’abbiamo fatta».
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