Un corso intensivo di romeno e una successiva selezione che terrà conto anche della abilità apprese. Lezioni in lingua con docenti provenienti da Galați e laboratori nei locali dell’ospedale di Enna. E un contributo economico che si dovrebbe aggirare attorno ai novemila euro per ciascun studente, oltre all’aspirazione di trasformare l’ospedale in policlinico. Sono i dettagli sulla nuova sede dell’università Dunărea de Jos che dal prossimo anno accademico aprirà nella città ennese i corsi in Medicina e Professioni sanitarie. Giovedì a palazzo d’Orleans è stata stipulata la convenzione tra la fondazione Proserpina (guidata dall’ex onorevole Mirello Crisafulli), gli assessorati regionali alla Formazione e alla Salute e l’università Kore. Una «possibilità per i giovani, anche non siciliani, di potersi iscriversi a Enna e non all’estero», ha affermato in conferenza stampa Crisafulli.
La scelta di studiare nell’Est europeo, in Albania o in Spagna è molto frequente tra i giovani rimasti esclusi dalle graduatorie nazionali. Per 120 aspiranti medici – anche non isolani – si aprono le porte di una vera e propria università straniera incardinata nel territorio siciliano. «Il titolo che si dovrebbe poter conseguire è immediatamente funzionale – garantisce Crisafulli – chi si laurea qui ha lo stesso diritto di chi lo fa in Italia, Francia, Germania».
Il bando sarà disponibile entro la metà di settembre. La retta totale, comprensiva del corso di lingua e dei libri di testo, dovrebbe essere di circa novemila euro e le lezioni saranno tenute in lingua da docenti romeni. Nessuna nuova assunzione: anche la struttura dirigenziale e gli uffici della didattica proverranno da Galați. Da qui l’obbligo per gli iniziali 250 aspiranti studenti di frequentare un corso intensivo, dal lunedì al sabato, di dieci settimane. Secondo le previsioni della fondazione Proserpina, da dicembre potranno svolgersi i test di accesso veri e propri che selezioneranno 120 allievi in totale. Previsto un voto minimo per poter affrontare l’esame: sette per Medicina e sei per Professioni sanitarie.
La segreteria verrà ospitata nei locali dell’ex biblioteca della Kore, ma l’ateneo privato – che già collabora con quello di Palermo per la sede staccata di Medicina a Caltanissetta – resta fuori dalla gestione dei corsi. «Sono due entità distinte – precisa l’onorevole – è un percorso separato». I laboratori, invece, si svolgeranno nei locali dell’ospedale di Enna. Che, ipotizza Mirello Crisafulli, potrebbe dunque aspirare a trasformarsi in policlinico universitario, aggiungendosi a quelli di Palermo, Messina e Catania. La presenza di studenti e docenti del settore sanitario «crea le condizioni».
L’ufficialità dell’accordo è giunta lunedì scorso e quando è stata diffusa la notizia si è levata la voce critica dell’Unione degli studenti attraverso una nota congiunta firmata dai rappresentanti degli atenei pubblici dell’Isola. I componenti del sindacato si chiedono «come sia possibile che, a distanza di così pochi chilometri, nello stesso territorio possa avvenire una simile discriminazione: chi potrà pagare un’università privata avrà accesso agli studi in Medicina mentre tutti gli altri – scrivono – resteranno vincolati dalla legge che regolamenta l’accesso a tale facoltà. Il diritto agli studi non può in alcun modo essere vincolato dal potere finanziario degli aspiranti studenti». Accusa che Crisafulli respinge. «È una possibilità in più per i nostri studenti».
Sulla possibilità di avere la facoltà a Enna per anni si sono rincorse diverse voci. Gli ultimi rumors, ovviamente, risalgono alla campagna elettorale conclusasi con le votazioni di giugno. L’ex aspirante sindaco esprime «fastidio» per le voci che hanno descritto come promessa elettorale l’impegno per portare il corso di studi nella città. «Oggi è una grande festa per Enna – sottolinea – La città è sede di due università, una delle quali è straniera». E prosegue: «La Regione tanto ne ha compreso l’importanza, che ha voluto firmare un protocollo nel quale si impegna a sostenere questa iniziativa». Fino a questo momento, infatti, l’intera gestione della convenzione si è svolta a livello regionale. Nessun accordo coinvolge il ministero dell’Istruzione.
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