Sono circa 300.000 in tutta Italia, diplomati freschi, al ritorno da un anno sabbatico negli USA o al termine di una “pausa” lavorativa o di riflessione: sono le matricole dell’anno accademico 2008/2009, alle prese con segreterie, uffici di orientamento, preiscrizioni online e pagamenti delle tasse.
La vita universitaria non è semplice, si sa, ma le difficoltà si incontrano ancor prima che i corsi abbiano inizio.
Prendiamo per esempio uno studente fuori sede, e perché no, visto che siamo in ambito, un ragusano che decide di trasferirsi a Catania (o viceversa, il prezzo del biglietto non cambia).
Lo studente in questione, che chiameremo Pippo, prende l’autobus alle 8 del mattino dalla sua ridente cittadina (ogni riferimento a persone e luoghi è puramente casuale), e dopo due ore di strada lenta e tortuosa, accompagnata dal molleggiare cadenzato dell’autobus, torna a respirare aria fresca e pura dei gas di scarico della stazione.
Pippo, che si sente spaesato e con poche alternative all’orizzonte, decide di chiedere informazioni su un autobus che lo porti il più vicino possibile alla facoltà.
La vecchina seduta sulla panchina di pietra gli sembra la scelta più ottimale. Ma la signora è di un altro paese, e purtroppo conosce solo l’autobus che la porta a casa della nipote, ma gli consiglia comunque di rivolgersi al bar.
Pippo si guarda intorno: ci sono tre bar.
Superato lo smarrimento iniziale, il nostro studente fuori sede entra nel bar e chiede la tabella oraria degli autobus urbani alla cassiera. Questa lo guarda come se le stesse chiedendo del caviale, e gli risponde che le tabelle degli itinerari degli autobus urbani sono appese davanti alla stazione, ma che non esiste nessuna tabella oraria. Quando passano, passano.
A questo punto, chiedere informazioni a un autista gli sembra la scelta più opportuna.
L’autista, sebbene abbia fretta, gli spiega velocemente le alternative percorribili, ma gli autobus sono così tanti e i nomi delle vie che gli vengono propinati così sconosciuti, che il nostro Pippo non riesce a barcamenarsi tra un’informazione e l’altra. Finalmente un passante, impietosito dalla disperazione che ha dipinta sul volto, pensa bene di spendere quei minuti che l’autista non ha e di utilizzare un metodo di spiegazione illustrativo.
Ai 45 minuti che erano passati dal suo arrivo, si aggiungono altri 20 minuti di attesa dell’autobus.
Questa volta Pippo non vuole essere colto alla sprovvista, e cartina ed elenco degli autobus alla mano, chiede direttamente all’autista a quale fermata deve scendere.
Il viaggio in autobus attraverso le vie cittadine è ancora più tortuoso e deleterio di quello interurbano. L’autobus procede lento, raccogliendo al suo interno sempre più persone. Lo spazio si fa sempre più stretto, le scaffe più frequenti, l’abitacolo più instabile, il caldo più appiccicoso e l’aria meno respirabile.
Quando deve scendere, il nostro studente fuori sede si accorge che è mezzogiorno. Davanti a lui si staglia, maestosa, la salita di via di San Giuliano.
Prende coraggio e inizia a salire: questa è l’ultima fatica, forse. Finalmente, Pippo-studente-fuori-sede, si ritrova davanti alla facoltà.
Varca la soglia. Lì dentro respira un’aria diversa, si sente come se fosse stato catapultato in un’altra dimensione. Saranno finalmente date delle risposte alle sue domande?
“Scusi, vorrei un’informazione sull’iscrizione…”
Non lo lasciano neanche finire la frase. “Non qui, deve andare allo sportello in via di San Giuliano numero 44.”
Pazienza, armato di pazienza Pippo deve tornare indietro. Ma dove sarà mai il numero 44?
Il prossimo a essere interrogato sarà un passante.
“Scusi, è questa via Di San Giuliano?”
“Sì.”
“E il numero 44?”
“È in fondo alla strada.”
Pippo guarda la strada dalla cima della salita, e gli sembra di vedere il mare all’orizzonte… Ne deduce che ha ancora molta strada da fare… Esattamente la stessa strada che ha percorso in autobus all’andata dalla stazione. Se l’avesse saputo prima avrebbe risparmiato un’ora di viaggio. Ma a questo punto c’è poco da fare. Decide di aspettare un altro autobus, ma ovviamente è l’ora di punta, tutte le strade sono bloccate da code infinite e nessun autobus è visibile all’orizzonte.
E il nostro Pippo continua a camminare. Deve sbrigarsi: sono le 12:15 e l’ufficio chiude all’una, gli ha detto la segretaria.
Il marciapiede si fa sempre più stretto, i rumori più assordanti, il caldo più appiccicoso.
Eccolo, è arrivato. Assieme ad altre centoventi persone che aspettano il loro turno impazienti con un numeretto in mano.
Al nostro studente fuori sede tutto questo non confinfera, e decide di chiedere delucidazioni ai futuri colleghi, nonché attuali compagni di fila. Gli viene detto che sì, quello è un ufficio adibito all’iscrizione, ma nessuno ha altre conoscenze all’infuori di quelle riguardanti le proprie medesime. Così Pippo aspetta, aspetta…
… Fino a quando non arriva il suo turno.
“Salve, vorrei avere delle informazioni a proposito dell’iscrizione.”
“Ha stampato i moduli?”
“Quali moduli?”
“Quelli su internet.”
“Non sapevo ci fossero dei moduli…”
“Non si è informato?”
“Mi sto informando adesso.”
“E chi le ha detto di venire qui?”
“La segreteria in via…”
“Hanno sbagliato, qui deve venire solo dopo che ha completato la domanda online, su internet c’è scritto come si fa.”
“E se non avessi internet?”
L’impiegato fa spallucce, e Pippo decide che è ora di andare a fare un’altra chiacchierata con la segretaria.
Ma intanto sono le 13:30 e la segreteria ha già chiuso.
Una giornata e 12,40 di biglietto persi per un’informazione.
Ritenta, mio caro studente fuori sede, sarai più fortunato.
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