Con un blitz notturno, approfittando della notte che precede il martedì grasso, la fine del Carnevale, l’artista palermitano Frillo (all’anagrafe Antonio Nicolò Zito) ha fatto indossare ai due numi tutelari della città due maschere insanguinate
Maschere di Carnevale per i geni di Palermo Un urlo di un artista palermitano
Maschere scarlatte sui volti dei Geni di Palermo. Sono comparse improvvisamente questa mattina all’alba sulle due statue di piazza Rivoluzione e della Vucciria. Inorriditi, sorpresi, increduli i palermitani di fronte al macabro travestimento dei due simboli della città. Uno scherzo del martedì grasso? No, l’urlo di un artista palermitano.
Con un blitz notturno, approfittando della notte che precede il martedì grasso, la fine del Carnevale, l’artista palermitano Frillo (all’anagrafe Antonio Nicolò Zito) ha fatto indossare ai due numi tutelari della città due maschere insanguinate. Scarlatte come il sangue. Le maschere delle morte. A Carnevale ogni scherzo vale, ma i travestimenti dei due Geni non sono uno scherzo, sono il segno visibile e tangibile di una città che muore lentamente, che si spegne sotto i nostri occhi, così come le balate della Vucciria si sono asciugate di anno in anno. Un’installazione artistica che ha lo scopo di aprire gli occhi di chi la osserva.
«È ora di scuoterci un po’ questa apatia di dosso – ha detto Frillo. – Voglio interagire con la città e voglio ripensare luoghi, gesti e azioni, per non cadere giorno dopo giorno in una cieca routine».
Le maschere scarlatte, realizzate con cartapesta, stoffa e colla a caldo sono il momento conclusivo di un progetto che procede a ritroso, che avrà il suo culmine con una grande mostra nazionale che si svolgerà a Palermo in cui saranno esposti sette travestimenti, sette Maschere appunto, raffiguranti i sette camuffamenti sotto cui, secondo l’artista, la città si nasconde, volente o nolente: la religione, la mafia, la munnizza, la giustizia, gli immigrati, la nobiltà e, infine, la morte. «Sulla suggestione del racconto La maschera scarlatta di Poe le maschere, quindi, diventano sette, sette come le stanze del castello nel racconto, e ciò che le identifica non è il colore ma il concetto. L’ultima è la maschera scarlatta, la maschera della morte – quella che ha vestito i due Geni di Palermo – molto più che un concetto, uno stato di fatto, spiega l’artista».
Frillo, giovane designer palermitano, è laureato in Lettere Moderne ed e uno stilista con la passione per il riciclo. Per le sue creazioni utilizza materiali che nessuno usa più. Alcune Maschere del progetto sono state realizzate utilizzando la cartapesta dei cartelloni abusivi dei politici: raccolti dalla strada quando crollano sotto il peso degli strati e fatti rinascere con l’Arte.