Mascali, ancora in corso indagini su depuratore «Indici dei batteri sono quasi tutti fuori norma»

Le indagini sul depuratore consortile di Mascali sono ancora in corso. Lo confermano a MeridioNews il contrammiraglio Nunzio Martello, comandante della guardia costiera di Catania, e Maria Lucia Colì, comandante del distaccamento di Riposto. L’ipotesi è che le verifiche si stiano estendendo anche ad altre strutture analoghe della zona, ma su questo Martello, comprensibilmente, si mantiene abbottonato. «Noi, certamente, – dice  – stiamo facendo attività a tutto tondo per quanto riguarda le nostre competenze». 

Gli indagati del troncone principale al momento sarebbero sette, tra cui tre funzionari regionali. La struttura consortile situata nella frazione di Sant’Anna, che serve i Comuni ionici di Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia e Sant’Alfio, è finita al centro di un’inchiesta condotta dalla guardia costiera avviata nel 2015, e resa nota nel giugno 2016, su disposizione della procura etnea.  

Più nel dettaglio le verifiche, tuttora in fieri, riguardano alcuni bypass, cioè le tubazioni di pompaggio che entrano in funzione nelle situazioni in cui la portata delle acque è eccessiva, per esempio nei casi di piogge abbondanti. Di questi, ben otto non sarebbero stati regolari e sarebbero stati trovati in funzione anche in via ordinaria, sebbene il loro utilizzo portasse a scarichi senza l’attivazione del ciclo depurativo

Frattanto, le associazioni ambientaliste del territorio lanciano ancora l’allarme sulla qualità delle acque, con riferimento al vicino fiume Alcantara e, di conseguenza, allo specchio di mare compreso tra Riposto e Taormina. Wwf, Rifiuti zero, Articolo 1 e L’Agorà hanno diffuso una nota, inoltrata anche alle autorità competenti, in cui segnalano – indicando dati Arpa – che le strutture di depurazione del comprensorio (oltre a Mascali, Calatabiano e Giardini Naxos) sarebbero allo stremo poiché costrette a supportare una popolazione aumentata rispetto all’epoca in cui vennero progettati. Lamentando inoltre che la prassi dei bypass, che in teoria sarebbe di uso emergenziale, starebbe diventando sì «obbligata, ma non sicuramente ecologica». Preoccupazione viene infine espressa anche sullo stato dei torrenti che raggiungono la costa. «I dati dell’assessorato regionale – afferma Vita Raiti del Wwf – in alcuni casi sono accettabili, ma i parametri dei batteri sono quasi tutti fuori norma. Questo avviene – conclude – perché i depuratori sono sottodimensionati». 

In calce, le quattro associazioni chiedono agli enti preposti di verificare che i reflui sversati nel fiume siano correttamente depurati, di accelerare sul fronte dei finanziamenti comunitari per la manutenzione degli impianti, di evitare con cura allacci abusivi e di fare rispettare i divieti di balneazione esistenti. Sul tema delle verifiche, la comandante della capitaneria di Riposto Maria Lucia Colì spiega: «L’Alcantara è un fiume di grande portata, e in alcuni punti esistono divieti di balneazione. Noi – continua – stiamo operando accertamenti anche sugli altri settori, in collaborazione con l’Arpa e l’Asp, specie sui tratti balneabili». «Quanto all’efficacia dei divieti – dice ancora Colì – nei mesi che precedono l’estate facciamo attività di sensibilizzazione presso i Comuni, che sono gli enti competenti, affinché i cartelli siano ben visibili». 


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