L'allenatore ha salutato Vicenza e si appresta a tornare sulla panchina del Catania. Determinante l'intervento personale del presidente Pulvirenti. «Non so se è la cosa giusta, forse sarà quella sbagliata, ma ho deciso così» spiega l'allenatore che ha già in passato allenato i rossazzurri.
Marino dice sì dopo una notte di riflessione La scelta: «Addio Vicenza, torno a casa»
Ieri mattina Pasquale Marino era lontano dall’immaginare di potere sedere nuovamente sulla panchina del Catania. Il club etneo aveva provato a convincere l’allenatore in tutti modi, tenendolo sempre come prima scelta per il posto ancora occupato da Dario Marcolin. Il rinnovo del contratto col Vicenza, che quest’anno Marino ha portato fino ai play-off per la serie A, pareva tuttavia l’ipotesi più verosimile per l’allenatore di Marsala. Tuttavia, l’incontro con la dirigenza vicentina, avuto lo scorso pomeriggio, era terminato con un nulla di fatto. A quel punto è entrato in gioco il presidente del Catania Antonino Pulvirenti. Il suo intervento personale è stato determinante. Manca solo l’ufficialità per sancire il nuovo matrimonio che legherà Marino al Catania .
L’allenatore, quest’oggi, ha salutato Vicenza con una lettera: «Ho riflettuto, barcollato, pensato e ripensato. E credo che chiudere qui sia la cosa migliore, perché quello che abbiamo fatto è straordinario, è talmente bello che non voglio correre il rischio neanche per un solo istante di rovinarlo». Una scelta difficile, determinata in larga parte dalla stima verso il presidente del Catania e la riconoscenza nei confronti della società che l’ha lanciato in serie A, «non so se è la cosa giusta, forse sarà quella sbagliata, ma ho deciso così». Marino è un allenatore ambizioso, che ha lasciato ottimi ricordi nella tifoseria rossazzurra. ha conquistato l’ultima promozione in serie A (2005/06, ndr) e ha salvato la squadra l’anno successivo.
Il sì dell’allenatore è figlio delle assicurazioni dategli dal club di allestire una squadra che possa mirare direttamente alla serie A, subito. «Adesso torno a casa», conclude nella sua lettera. Pare questo il primo messaggio lanciato a Catania.