Nell’intervista rilasciata da Marco Muller, neodirettore di Taormina Film Fest, a Maria Lombardo su La Sicilia, la risposta alla prima domanda, sul bilancio di questa edizione, è folgorante: «Ci sono due tipi di festival: quelli fatti per i film, per chi li fa circolare, li va a vedere e i festival fatti nell’interesse di chi li organizza (la politica, nda). Sarebbe importante che Taormina scegliesse una direzione chiara». Applausi. Mi ha ricordato un passo di un mio romanzo, Sicilian Tragedi, in cui, nell’anfiteatro in cemento armato (perfetto connubio tra il teatro greco e l’abusivismo siciliano degli anni Sessanta) l’assessore Paino fa mettere in scena il Romeo e Giulietta e, nei volantini che pubblicizzano l’ennesima serata nella splendida cornice, fa scrivere «Romeo e Giulietta. Dell’assessore Paino. Con la collaborazione di William Shakespeare». Adesso, non vorrei che si confondesse l’assessore Paino con l’assessora Elvira Amata, anche e soprattutto perché Muller ne parla con stima nella stessa intervista alla quale ci siamo riferiti. Ma la Sicilia è piena di assessori Paini, sotto le più svariate vesti, e certamente qualche problema con la politica Marco Muller l’avrà avuta.
Circolano dicerie che non riportiamo: il problema è importante e le critiche del neodirettore sono state costruttive. Spostare innanzitutto la data del festival a giugno, sia perché non si incorrerebbe nell’alta stagione – e permettendo l’afflusso di un pubblico più giovane, quando invece, a luglio, l’ospitalità taorminese offre il tutto pieno e a prezzi come fucilate – sia perché gli americani, intorno al 4 luglio, la Festa del Ringraziamento, si eclissano con le loro famiglie ed è difficile sia organizzare che portare qui le grandi produzioni americane. Poi Muller ricorda una cosa che io avevo rimosso: il campeggio appena fuori Taormina, che si riempiva di giovani appassionati di cinema quando non di veri e propri cineasti. Io ci andavo con la vespa, con l’amico Sergio Zinna. E si andavano a vedere le proiezioni e al campeggio si parlava delle proiezioni. Altra proposta del maestro Muller è stata quella di creare un percorso anche invernale del Festival nelle grandi città siciliane, sviluppando l’idea, apprezzatissima, di coinvolgere il cinema siciliano di ieri e quello di oggi, di allargare la nostra insularità a tutto il Mediterraneo e di riservare il festival estivo al teatro greco ai grandissimi eventi.
Ricordo una intervista al compianto Ennio Doris, il creatore della banca Mediolanum – uso questo esempio per l’affinità politica con chi governa la Sicilia – nella quale disse: «La migliore forma di egoismo è l’altruismo. Se faccio contenti i miei clienti poi i miei clienti fanno contento me». Invece la politica e la cultura si barcamenano da sempre scontentando tutti e facendo anche figure barbine e non possiamo non citare i fischi al ministro Gennaro Sangiuliano a Taobuk, coperti da applausi nel filmato mandato in onda dalla Rai, con la successiva precisazione della Rai: «Il filmato ci è pervenuto così da Taobuk». E bravi! Vorrei concludere con un appello pacato alla politica siciliana, a tutta la politica sia chiaro, a quella di destra e quella di sinistra, anche perché la politica tutta, quella siciliana, ma a dire la verità anche quella italiana, non è che sia fatta da geni della cultura (abbiamo detto di Gennaro Sangiuliano, per par condicio riferiamo anche di Dario Franceschini che quand’era ministro propose di istituire la Biblioteca Nazionale dell’Inedito), ecco, il mio pacato invito è il seguente: politica, fatti un favore, non rompergli i coglioni a Marco Muller. Sentiti ringraziamenti.
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