Il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta di Paolo Sapuppo, avvocato difensore del 27enne Marco Lalicata. Arrestato lo scorso 19 ottobre con le accuse di violenza sessuale e lesioni gravissime alla sua ex compagna. «All'inizio non voleva uscire dal carcere, diceva di avere ancora tante anime da salvare», spiega il suo legale
Marco il danese, ai domiciliari a casa dei nonni Portato da piazza Lanza alle campagne di Mineo
Barba e capelli rasati, vestiti puliti e niente animali. Marco Lalicata di fronte al tribunale del Riesame è un ragazzo molto diverso da quello che è stato arrestato lo scorso 19 ottobre. Dopo 16 giorni nel carcere di piazza Lanza, il 27enne danese – originario di Catania da parte di padre – esce dalla sua cella e va a scontare gli arresti domiciliari a casa dei suoi nonni paterni, in contrada Giummarra, nel Comune di Mineo. Accusato di violenza sessuale e lesioni gravissime ai danni della sua ex compagna Katrina, una donna più grande di lui e di origini colombiane, ieri mattina i giudici hanno deciso di accogliere l’istanza presentata da Paolo Sapuppo, suo avvocato difensore. Così Marco – famoso in città per la sua fattoria itinerante e l’occupazione, poi sgomberata, di un vecchio stabile in via Roccaromana – è stato portato dai carabinieri nella casa dei suoi parenti. Un’abitazione di campagna circondata da campi coltivati.
«Non sappiamo ancora quali siano le motivazioni dei magistrati – spiega il legale – Ma sicuramente l’accusa di violenza sessuale sarà ridimensionata: la sua compagna, in un interrogatorio successivo alle prime dichiarazioni, ha affermato di avere accettato di avere un rapporto sessuale con Marco». Nonostante le profonde ferite in tutto il corpo dovuta all’aggressione subita poco prima: naso rotto, tre costole fratturate e i lividi dovuti a calci e pugni. Tutte violenze confessate dal danese, che ha provato a giustificarle parlando di pressioni e comportamenti ossessivi da parte della donna nei suoi confronti. Lei, dopo il ricovero in ospedale, ha firmato per essere dimessa volontariamente. Lui, invece, è rimasto recluso nella casa circondariale etnea. «In un primo momento il mio assistito ha detto di non volere uscire – aggiunge Paolo Sapuppo – Sosteneva di avere ancora tanto lavoro da fare, e parecchie anime da salvare».
La posizione del ragazzo sarebbe cambiata di fronte ai magistrati del Riesame. «Quando gli hanno chiesto se volesse andare a vivere dai suoi nonni, ha risposto come un bambino. Dicendo che non vedeva l’ora di rivederli». Sua nonna era stata a Catania alcuni giorni dopo l’arresto. Accompagnata da un taxi, aveva portato con sé un sacco pieno di abiti da donare al nipote. Anche il padre di Marco Lalicata, imprenditore in Danimarca, dovrebbe arrivare nel capoluogo etneo nei prossimi giorni per ricongiungersi col figlio che non vede da mesi. «È una famiglia che si interessa di lui e che sta tentando di fare il possibile per seguirlo com’è necessario», conclude l’avvocato Sapuppo. Nel frattempo, però, resta da capire se la collocazione dai nonni sarà quella definitiva: nei primi giorni dopo l’arresto si era parlato anche di un possibile trasferimento in un Cta, una Comunità terapeutica assistita per persone con problemi psichiatrici in attesa di riabilitazione.