Magnifici candidati: Giacomo Pignataro «Serve un piano strategico d’Ateneo»

«Credo che l’obiettivo principale debba essere migliorare il posizionamento del nostro Ateneo nel sistema universitario nazionale, perché da questo dipendono il futuro e la sopravvivenza della nostra Università». Non ha dubbi sulle priorità del suo programma il candidato alla carica di rettore dell’Ateneo di Catania Giacomo Pignataro. Docente di Scienze delle finanze, è stato membro del Consiglio d’amministrazione dell’Università etnea e tra il 2009 e il 2010 presidente della Scuola superiore. Nel suo curriculum ha uno spazio rilevante l’attività di consulente per le questioni sanitarie, motivo per cui – nel caso in cui venisse eletto magnifico – manterrebbe la delega alla sanità universitaria. Negli ultimi anni del mandato del rettore uscente Antonino Recca, Pignataro ha più volte fatto sentire la propria voce contraria. Specialmente su alcuni temi, come lo statuto e la nomina del nuovo Cda.

Il punto cardine del programma del prof. Pignataro è il potenziamento di didattica e ricerca in modo da scalare le classifiche stilate dal Miur. Il tutto ritagliandosi «un ruolo e un’identità specifiche che rendano il nostro diverso rispetto agli altri atenei», non perdendo di vista la pluralità dei saperi. «Se non abbiamo la pluralità, non abbiamo la capacità di rispondere a domande ampie e diverse anche in termini di produzione». La parola d’ordine per realizzare l’ambizioso progetto è la ricerca: «Avrà sempre più il valore di differenziare le funzioni all’interno del sistema universitario, ha un forte effetto reputazionale anche nei confronti degli studenti ed è lo strumento essenziale – sostiene il candidato – che abbiamo per superare le difficoltà finanziarie che vengono dalla riduzione di finanziamento del Ministero».

I principi-cardine del programma del prof. Pignataro

Nonostante il periodo di crisi e la drastica riduzione dei fondi ministeriali, le casse di palazzo Centrale godono per il 2013 di buona salute come sostenuto dal prof. Recca anche su Twitter. Ma proprio l’eccessiva dipendenza dai finanziamenti pubblici determina il pericolo default, sempre dietro l’angolo.

I conti dell’Ateneo di Catania

Nonostante la sufficienza raggiunta nel capitolo economico, l’Ateneo catanese secondo il docente potrebbe valere di più nel sistema nazionale. «Manca un metodo di lavoro che dia valore aggiunto alle energie individuali, che le metta a sistema». La progettazione scientifica, spiega, è basata in buona parte sulla buona volontà di ricercatori e docenti. Mettere a regime il sistema potrebbe essere la chiave per scalare le classifiche valutative, investendo anche «nella formazione e nella qualificazione del personale tecnico amministrativo».

Il peso dell’Ateneo catanese a livello nazionale

«Quello di cui l’Ateneo ha bisogno è un salto di qualità organizzativo che aggiunga valore a queste energie individuali». E’ questa ulteriore spinta quello che – secondo Giacomo Pignataro – manca adesso all’Ateneo catanese. L’Università dovrebbe coordinare «gruppi di ricerca ampi e multidisciplinari in grado di avere quella massa critica di risorse umane e strumentali per sostenere progetti competitivi con il resto del sistema universitario. Quindi – continua il docente, da buon economista – ci vuole un piano strategico d’Ateneo per la ricerca». Un tema che ritorna è la formazione di «competenze professionali all’interno dell’amministrazione in grado di fornire una serie di servizi a supporto della progettazione scientifica e della gestione dei progetti».

La strategia per colmare le debolezze dell’Ateneo

Tra i punti deboli dell’intero sistema nazionale, la questione dei ricercatori ha di certo un suo peso. «Oggi dobbiamo sfruttare tutte le opportunità per garantire una progressione di carriera rapida ai ricercatori meritevoli». Facendo riferimento al piano straordinario riservato alla categoria, «dobbiamo garantire la massima celerità per utilizzare tutte queste risorse per promuovere i nostri ricercatori meritevoli in associati». I fondi non sono moltissimi, ma intanto si dovrebbe partire garantendo «ai nostri ricercatori una pari dignità rispetto alle altre fasce». Insomma, al di là della questione economica, «ci sono diritti che è bene garantire e preservare».

I ricercatori

E’ quasi d’obbligo un parere su quanto realizzato da Antonino Recca durante i due mandati a capo dell’Ateneo. «Ha fatto cose importanti», riconosce Pignataro riferendosi soprattutto ad alcuni problemi delicati affrontati come la razionalizzazione dei decentramenti e le vertenze sindacali. Diverso il giudizio sull’operato nel recente passato: «Ci sono degli aspetti molto criticabili, a partire dal modo in cui è stata formata la commissione dello statuto – spiega il docente -, alcuni aspetti dello statuto stesso, la riorganizzazione amministrativa dell’Ateneo con la conseguente centralizzazione e spogliazione di qualsiasi potere gestionale dei dipartimenti».

Il giudizio sull’amministrazione del rettore uscente Antonino Recca

Ma durante il suo doppio mandato, il prof. Recca si è mostrato, senza dubbio, vicino all’Udc; prima in qualità di coordinatore regionale e – in scadenza di mandato – come candidato al Senato con la lista Monti. Una decisione non condivisa da Pignataro: «Scendere nell’agone politico significa compromettere il ruolo istituzionale e super partes dell’università». La conseguenza è che «l’università non viene più vista come un’istituzione ma come un partito».

Il ruolo di magnifico e la politica

Un tentativo di commistione tra politica ed elezioni alla carica di rettore è quello fatto da Recca. L’idea – criticata con forza dallo stesso Pignataro – di trasformare la raccolta delle firme a sostegno delle candidature in primarie ha innervosito anche il decano dell’Ateneo, Mario Marino, che ha il compito di vigilare sulla campagna elettorale universitaria. Tensioni che sono continuate anche quando il rettore uscente ha manifestato il suo pubblico appoggio ad un altro dei concorrenti, l’ex preside dell’ex facoltà di Scienze politiche Giuseppe Vecchio. Posto che a determinare il voto saranno le urne e non le firme raccolte, il parere di Giacomo Pignataro rimane critico: «Dispiace che un rettore ancora in carica abbia espressioni di orientamento del corpo elettorale verso uno dei candidati».

Le primarie d’Ateneo e l’appoggio dellìex rettore Recca al candidato Pippo Vecchio

Uno dei punti di rottura all’interno della comunità accademica è stato, senza dubbio, il processo che ha portato alla discussione del nuovo statuto. Oggetto anche di un ricorso al Tar da parte del ministero dell’Istruzione, l’approvazione della nuova carta statutaria è stata motivo di tensioni anche per alcune norme introdotte, a cominciare dal potere del rettore di nominare il Consiglio d’amministrazione. «La loro nomina va ricondotta, direttamente o indirettamente, alle scelte della comunità accademica», propone il docente. Altra innovazione contenuta all’interno del suo programma è l’inserimento proprio nel consiglio di una rappresentanza del personale tecnico amministrativo, inoltre «vanno riproposte l’istituzione di alcuni organismi intermedi come la commissione didattica, la commissione ricerca e la consulta degli studenti». Infine «va garantita l’autonomia dei dipartimenti nel processo di programmazione delle risorse». Ma la proposta di riforma va oltre quella dello statuto: un metodo di lavoro basato «su scelte che siano condotte a criteri esclusivamente di merito».

Le modifiche dello statuto

L’anno in corso è importante anche per un altra novità di grande impatto sulla vita quotidiana dell’intera comunità, l’introduzione dei dipartimenti che hanno sostituito le facoltà. Dopo la valutazione e il rodaggio del sistema sarà possibile colmare le lacune emerse. Posto che non esistono criteri univoci che definiscano i limiti di una struttura così complessa, «bisogna chiedersi se il progetto scientifico e didattico di questi dipartimenti serve all’Ateneo, se può inquadrarsi in una strategia più ampia di sviluppo scientifico e formativo».

La revisione dei dipartimenti

Nota dolente è quella riservata ai servizi offerti agli studenti. L’Ente regionale per il diritto allo studio non supporta a sufficienza una popolazione di più di 50mila giovani. Per il candidato è fondamentale «riaprire un’interlocuzione con il governo regionale perché la questione del diritto allo studio venga rivista. C’è un deficit di risorse che rischia di costituire una barriera all’accesso alla formazione universitaria». Impossibile ricorrere a nuovi aumenti delle tasse: «Abbiamo già fatto importanti adeguamenti». Il rischio è «provocare effetti disastrosi».

I servizi offerti agli studenti

L’interlocuzione con la Regione è fondamentale anche in un altro campo, quello della medicina universitaria. «Il punto essenziale – sostiene il docente – è partire dal fatto che l’azienda Policlinico-Vittorio Emanuele non è una qualsiasi azienda ospedaliera. Non perché abbia blasoni particolari, ma perché all’interno del sistema svolge una funzione diversa da quella degli altri ospedali». Servizi al malato, formazione nuove leve e ricerca: «Queste tre funzioni si svolgono in maniera inscindibile», ragion per cui è impossibile adeguare un sistema del genere agli standard richiesti agli altri ospedali. Viste le competenze personali, Pignataro ha deciso che in caso di elezione sarà lui stesso ad occuparsi della questione: «Il nuovo rettore – dichiara – dovrà mettere tutto il peso del proprio ruolo istituzionale nei rapporti con la Regione».

La medicina universitaria

Composta da più di 50mila studenti, oltre a tutti i docenti e il personale, la comunità accademica molto spesso non sembra integrata all’interno del tessuto della città. «Oggi l’Università può svolgere un ruolo importantissimo», sostiene Pignataro che spera di non sprecare le risorse del siculorum gymnasium attraverso un «patto che consenta di mettere al servizio delle istituzioni, del nostro territorio, le competenze che ci sono all’interno dell’università». Un impegno che deve essere anche di tipo culturale anche nei confronti degli iscritti. «Si avverte uno scollamento, una perdita di punti di riferimento nei confronti dei nostri studenti». Per riformare il senso di comunità, secondo il candidato un ruolo importante spetta alle associazioni studentesche.

L’università e il territorio

Qualsiasi percorso avrà inizio necessariamente con un primo atto. La prima firma in qualità di rettore il candidato la apporrebbe per revocare un altro provvedimento che ha scatenato polemiche anche a livello nazionale, le linee guida comportamentali (temporaneamente sospese, ma non revocate). «Obiettivamente non è stata una bella pagina per il nostro Ateneo». Il programma dei primi cento giorni, invece, riguarda la formulazione di un piano strategico su ricerca e didattica: «Abbiamo bisogno di evitare che le nostre scelte siano fatte in modo estemporaneo», spiega. Di pari passo, servono una «revisione dell’organizzazione amministrativa» e l’apertura con la Regione di alcuni tavoli, primi su tutti quelli relativi a sanità universitaria e diritto allo studio.

Il primo atto da firmare e il programma dei primi cento giorni

[Foto di Giacomo Pignataro]


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