Maggioranza in crisi, Caronia lascia Forza Italia «Adesso voterò ogni legge con massima libertà»

La mancanza di maggioranza, oggetto di dibattito politico delle ultime settimane, si è palesata alla prima occasione. Ieri il Defr (il documento economico finanziario regionale) proposto dal governo Musumeci è stato bocciato: 32 voti favorevoli contro altrettanti contrari. Cinque gli assenti: insieme al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e all’assessore Marco Falcone, mancavano Tony Rizzotto, della Lega, e due esponenti dell’opposizione, Luisa Lantieri, renziana del Pd, e Nicola D’Agostino, di Sicilia Futura. L’altro esponente del partito di Cardinale, Edy Tamajo, c’era ma si è astenuto. Se si aggiunge che Cateno De Luca – eletto con l’Udc e quindi con la maggioranza, ma presto passato al gruppo misto – vota ormai strutturalmente con l’opposizione, i conti sono presto fatti. Ed erano chiari da tempo a Musumeci: «Basta il raffreddore di un solo deputato per perdere la maggioranza», rifletteva ormai giorni fa il governatore.

A peggiorare la situazione potrebbe aggiungersi anche la decisione di oggi della deputata Marianna Caronia, che ha deciso di lasciare Forza Italia per passare al gruppo misto. «Una decisione sofferta – dice – dovuta ad una serie di considerazioni tratte all’indomani del risultato delle elezioni nazionali che ha sancito come questa dirigenza non risponda più alle esigenze dei siciliani. Non mi sento più di fare parte di un partito arroccato, rinchiuso in se stesso, lontano dai veri problemi della Sicilia. Più volte ho chiesto un confronto aperto con il partito, ma non ho mai avuto risposte». Decisione contro Miccichè e il capogruppo Giuseppe Milazzo. Caronia, nelle settimane precedenti, aveva condiviso un percorso fortemente critico con altri tre deputati: Rosanna Cannata, Riccardo Gallo e Tommaso Calderone. Se qualcuno di loro seguisse Caronia, per Forza Italia sarebbero dolori. «Passare al misto – dice la deputata – mi permetterà, non avendo più vincoli di partito, di riprendermi per intero la mia libertà di azione. Poi si voterà su ogni legge con la massima libertà di pensiero». Un’affermazione, seppur parallela a un giuramento di fedeltà nei confronti di Musumeci, che non lascia dormire sonni tranquilli al governo. 

Intanto oggi si riunisce nuovamente l’Ars per discutere dell’esercizio provvisorio. «Stavolta ci sarò», annuncia Tony Rizzotto, deputato eletto con la Lega che ieri era invece non c’era. Un’assenza che, alla luce dei malumori della Lega che reclama più spazio nel governo Musumeci, potrebbe essere letta in chiave politica. «Niente di tutto questo – si affretta a smentire Rizzotto – non c’ero per motivi personali, non politici. Ho seguito in maniera frammentaria la seduta di ieri e avrei partecipato anche volentieri, purtroppo sono stato trattenuto». Chi invece al momento sembra non volerne sapere nulla di rimanere fedele alla maggioranza con cui è stato eletto è Cateno De Luca: «Questo Defr è senza anima, manca la strategia attuativa per allineare i conti della macchina burocratica regionale – dice il parlamentare del gruppo Misto -. All’appello mancano 450 milioni di euro e non ho letto da nessuna parte come recuperare questi fondi. Siamo in una fase in cui si sta cercando una sintesi delle necessità economiche della Regione. Da quello che si evince dalla Finanziaria c’è la volontà di fare nuove assunzioni, ma non è chiaro come vorrà intervenire il governo sulle assunzioni illecitamente fatte dal 2010 ad oggi nel mondo della società partecipate».


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